Pubblicherò alcune “storie tratte da fatti realmente accaduti“, nello specifico accaduti a me. L’ambito ovviamente è quello informatico, di quando lavoravo nel famigerato “negozio dei computer” prima di aver a che fare con i server che sono meglio degli umani…
Una sera, credo fosse febbraio del 2001 o giù di li, sicuramente era in inverno, arriva in negozio un signore con due bambini al seguito, cioè mi erano sembrati tali. Esordisce con
“vorrei un preventivo per un computer, perché quello che mi ha venduto tizio “X” è una truffa“.
Chiaramente i mariuoli ci stanno ovunque, ma noi informatici siamo piuttosto fessi per definizione. Essendo prima tecnici che commerciali. Tirare una fregatura come negoziante per giunta, era una cosa parecchio anomala.
Chiaramente non posso non chiedere dettagli in più, e l’anziano signore dice che aveva comprato un computer, che gli era stato detto che era possibile aggiornarlo, ma nel momento in cui lo voleva fare non era vero. Gli chiedo quando ha comprato il computer in questione “sette anni fa“, cioè nel 1994.
Mo’ vai a spiegargli a questo che non è stato truffato, ma semplicemente i pezzi che lui vuole per fare l’aggiornamento non si trovano più. Per lui è essere truffato, perché considera il computer alla stregua dell’aspirapolvere. E per l’aspirapolvere i sacchetti si trovano anche ad anni di distanza, come è possibile che per il computer non sia uguale?
“A mio figlio ora serve il computer!“
Sicché il focus si sposta su quello che erroneamente avevo scambiato per un ragazzino. Era la copia caucasica del personaggio principale della “sitcom” Otto sotto un tetto e si muoveva pure goffamente come il personaggio della TV. Il ragazzino aveva oltre 25 anni buoni, visto che ho scoperto dopo aver da poco terminato l’università.
Ad ogni modo qui non ricordo bene come procedono le cose, probabilmente interviene il mio socio di allora, scambiandosi con me perché sicuro c’era qualche altro problema urgente da risolvere. Ricordo solo che questi sarebbero ritornati con il loro computer. Dissi al mio collega “niente assistenza, o comprano il pc nuovo, o si attaccano“, il mio rogna alert era a livello massimo, già subodoravo nefaste conseguenze, e il rogna alert non sbaglia mai, nemmeno quella volta. (p.s. rogna = problema)
I giorni successivi non sono in negozio, quando torno “devi andare dai tizi perché hanno una rogna“. Ovvio.. il computer nuovo non l’hanno comprato, ma il mio socio gli aveva fatto il “formattone” riparatore. Il ghost (una copia del disco) non aveva funzionato, non ricordo il motivo, forse guasti ai settori del disco. Quindi aveva fatto un salvataggio a mano. E adesso toccava a me, per giunta dovevo andare a casa loro. Come odiavo e odio l’assistenza on-site.
La casa si presenta come in un film da b-movie. L’arredo era austero, i mobili privi di ornamenti e molto squadrati, scuri come la pece. In generale la sensazione di trovarsi quasi in una canonica (persino l’eco di serie) piuttosto che in una abitazione. Mi accoglie, si fa per dire, la madre dei due sventurati. Sguardo severo, con la fronte “grucciata” quasi, anzi senza quasi, infastidita. Come se fossi il portatore del diavolo, d’altronde l’assioma con il computer non ci si mette molto a farlo.
Vabbè come al solito tiro dritto se questa è infastidita, figurarsi io che avrei voluto essere altrove. Il finto-ragazzino incomincia a sciorinare tutta una serie di problemi alquanto curiosi. Ad esempio la tesi di laurea (ed è il momento in cui apprendo che non è un ragazzino) è tutta sballata. Apro il word con cui è stata scritta e mi rendo quasi istantaneamente conto che non ha messo un salto pagina… Questo qua faceva i salti pagina con gli “invio”. Quando gli faccio notare la cosa, candidamente ammette che non era a conoscenza di quella funzione. Ma insiste sul fatto che la causa è del computer non sua…
Poi se ne esce con lo sfondo del desktop, fatto dal fratello.
“Mio fratello ci ha messo settimane a disegnarlo“.
Questo lo recupero dal backup.. e quando lo guardo. Ecco, diciamo che quando dovevo provare il mouse, aprivo il Paint di Windows e sparando pennelli a casaccio scarabocchiavo “nella tela digitale”. Evidentemente dovevo essere un artista e ho buttato nel cestino svariate decine di opere che oggi mi potevo rivendere… Perché se questo ci ha messo settimane per fare quello che io facevo in secondi… insomma ho dovuto un po’ trattenermi dal ridere.
Ma quando pensi che peggio non potrebbe andare..
“E poi non trovo tutto il mio archivio che avevo, ed erano tanti file“.
Ovviamente avevo con me il backup, gira di qua, gira di la, non trovo nulla. IO: “Scusa ma mi indichi esattamente dove avevi questi file?“. Lui prende il mouse, che era impostato alla velocità minima e a forza di “finti lanci del topo” sulla scrivania poggia la freccia sul cestino, fa doppio click ed esordisce “Vede, è tutto vuoto!“.
Sono rimasto un minuto buono a chiedermi se mi stava prendendo in giro per poi sbottare con “Ma della parola cestino cosa non ti è chiaro?!“.
Ma come cavolo si fa a tenere tutto il proprio archivio nel cestino!?!?!
“Eh ma non sapevo dove metterlo“… minchia nel cestino. E non è che non fosse in grado di fare cartelle, perché nel descrivere l’archivio le cartelle ce le aveva per forza. Presumo che volesse avere il desktop libero e invece di fare una cartella (era Windows 95 o forse 98) si era inventato la figata del secolo, mettere tutto l’archivio proprio li, senza mai svuotarlo.
Tra l’altro poi come facesse a gestire i file cancellati (ma forse non cancellava nulla) e quelli “buoni” rimane un mistero. Ovviamente il cestino non era stato messo in backup. Come ne uscii non lo ricordo, probabile che gli tirai una superacazzola degna del conte Mascetti.
Successivamente e ancora oggi, se devo effettuare una copia di backup sulla macchina di qualcuno, ci butto un occhio al cestino, vedi mai che trovo il sosia, ad oggi fortunatamente è stato un caso unico.
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