Per una serie di circostanze mi è venuto in mente uno dei primi lavori informatici della mia carriera. In un’azienda che mi aveva assunto per tutt’altro mestiere mi ritrovai poi a gestire la parte “tech”. Si parla degli anni 90, quando internet ancora non era diffuso e i pc incominciavano ad entrare nelle case.
In quell’azienda per un progetto messo giù dall’IBM i computer non avevano il cd-rom. Siccome serviva, per non ricordo più quale motivo, che il pc dell’addetto alle bolle e fatturazioni avesse la possibilità di leggere cd ma anche di scriverli, gli propongo di installargli un masterizzatore.
“Ma lo sai fare?“. Una domanda che oggi presumo possa apparire anacronistica, anche perché chi diavolo usa il cd-rom? Il dirigente di allora era uno sbrigativo, per cui mi da pieni poteri per andare avanti. Quindi quando ho tutto sottomano mi metto a fare il lavoro, chiaramente in orario d’ufficio. Nella stanza c’è appunto il tizio che fa le bolle e poi per qualche motivo anche la segretaria che stava nell’altro building. Sono li che parlottano tra di loro, anche perché il tizio non può chiaramente lavorare senza computer.
Quindi spengo il pc, tolgo via i cavi oltre che per questioni di sicurezza per poter lavorare in modo decente visto che devo aprirlo. Mi accorgo che il brusio di sottofondo di punto in bianco si arresta. Alzo lo sguardo e vedo questi due che mi guardano con gli occhi sgranati. La segretaria che esclama “ma sei matto, non hai etichettato i cavi!“. Una scena che più o meno mi capiterà nei tre-quattro anni successivi con una certe frequenza.
La scena poi prosegue con la segretaria che rimane quanto meno basita nel momento in cui devo levare via la bandella di acciaio che ricopre lo slot da 3,5″. Sicuramente deve aver pensato “questo qui non sa cosa sta facendo” per rimanere completamente di stucco quando una volta richiuso tutto ha funzionato al primo colpo. Eh che belli gli anni 90, gli effetti speciali venivano via con poco…
Ma torniamo in topic, cioè ai cavi. Devo dire che un po’ malignamente ci ho marciato sulla questione, cioè quando mi capitava levavo i cavi di fretta e li buttavo tutti assieme assicurandomi che si mischiassero in un caos dantesco. E puntualmente c’era l’astante di turno pietrificato con gli occhi a palla che guardava la scena. E non ci voleva un mago per leggergli nel pensiero “Oddio, ha mischiato i cavi, e adesso?“.
La prima volta, in presenza di un computer cablato posso capire il senso di disagio e la necessità di mettere le famose etichette con l’adesivo da carrozziere (quello tipo carta in cui puoi scriverci sopra), ma poi dovresti accorgerti che i cavi sono tutti diversi, e quei pochi uguali di allora, le PS2 e i cavi audio, erano ben colorati sia nel maschio che nella femmina.
Eppure in quel periodo era una costante, specie quando ti portavano il PC in negozio, con dietro adesivi fatti in casa in ogni dove “monitor, tastiera, stampante” e per chi non ci aveva pensato prima il panico assoluto.
E’ interessante il lato psicologico, vedere tutti quei cavi che sbucano da dietro il parallelepipedo mette in corto circuito la parte razionale, intendo dire, chi poi crea queste cose non ha nessun interesse mefistofelico a rendere le cose impossibili anzi tutt’altro. Apple in questa nicchia ci ha campato, con l’Imac che gli attacchi solo un cavo, quello elettrico. Eppure allora, ma sono pronto a scommetterci pure oggi, c’è ancora qualche “nostalgico” dove l’ansia da cablaggio superava quella del problema al computer.
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