Voglio dire due parole su adblock e la (doppia) questione morale che ruota intorno a questo strumento. C’è una schiera di siti che si è lanciata nella battaglia di coloro che utilizzano questo strumento.
Attraverso alcune tecniche si riesce a scoprire se un browser ha installato uno degli innumerevoli plugin che bloccano chi più, chi meno, tutte le pubblicità. A quel punto si oscura/blocca il contenuto come “punizione”, invitando l’utente a disinstallare adblock o a mettere una eccezione per quel sito. Spesso il blocco è accompagnato da un testo che richiama alla pessima moralità dell’utente, reo di andare a scrocco e di minare il futuro del web.
La questione è divertente perché di fatto è legittima e allo stesso tempo errata da entrambe le parti. La colpa originale però a mio avviso ricade su chi gestiva i siti e le inserzioni pubblicitarie. Infatti se si fosse rimasto all’universo Adsense (come modalità d’uso) le pubblicità all’interno di una pagina web erano sicuramente non fastidiose. Il problema è che poi la gente, come avviene in altri ambiti collegati all’advertising, sviluppa degli “anticorpi” per cui i banner nel tempo sono diventati come il colore dello sfondo. A quel punto il gioco si è fatto più aggressivo con l’introduzione di banner a popup o delle proprie intro forzate a tempo, spesso composte da video.
Chiaramente si sono attivate le contromisure, anche e specialmente perché un sito di fatto a livello computazionale non gira sul server, ma bensì sul nostro computer, dove il browser è il suo interprete. In sostanza dal server scarichiamo solo il codice e le immagini necessarie. A quel punto se è qualcosa che gira sul mio computer, posso e decido di farci quello che voglio, compreso il fatto di non scaricare le posizioni pubblicitarie.
Chiaramente atto di guerra per atto di guerra, questi adblock non guardano in faccia a nessuno, e non si sono limitati alle pubblicità fastidiose, ma per impostazione di default falciano via anche i formati “eticamente” accettabili.
Ora la questione dal piano tecnico si cerca di spostarla su quello morale. Anche perché come ho appena evidenziato il coltello dalla parte del manico ce l’ha l’utente. E quindi si innesca questa pseudo-guerra, legittima visto che mina gli introiti, “carburante” di molti siti web, contro l’utenza cattiva e ingrata, che però è legittimamente padrona del proprio computer.
Come dicevo sopra, sulla questione hanno ragione entrambe le parti, da un lato è giusto che ci sia un riconoscimento economico, dall’altro non puoi rompere gli zebedei con un video a tutto volume. Tanto più che il web ha una dimensione così enorme che anche non volendo disabilitare il malefico plugin, la stessa informazione la troverò da qualche altra parte.
E’ evidente che siamo in uno stato di paralisi, tanto che Google ed Apple stanno provando a sperimentare degli adblock proprietari. La prima che permetta l’esclusione dei suoi prodotti, la seconda perché vuole ingraziarsi maggiormente l’utenza, specie verso quelli che ancora loro clienti non sono.
Le soluzioni a mio avviso ci sono già. Avviare un servizio premium per chi è già strutturato e ha già un certo bacino di utenti, magari lasciando un tot di contenuti liberi. Utilizzare sistemi di reward come avviene qui su Steemit o come lo è Flattr nell’era pre-blockchain.
Chi invece rimarrà arroccato su questa posizione pseudo-guerrafondaia, rimarrà deluso. Se inizialmente potrà vedere un leggero aumento delle revenue, già il mese dopo la situazione andrà a ribaltarsi. Oltretutto il valore degli stessi singoli annunci andrà a subire un ricalcolo al ribasso perché comunque si accorgeranno che il numero di visitatori unici e pageview è calato in modo drastico. Quindi di fatto vali di meno e ti pagano di meno. Il cane che si morde la coda.
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