Dopo aver passato lo scorso decennio a sentire l’evangelizzazione del Cloud, in particolare per le sue meraviglie, capita poi di aver a che fare con la parte opposta, quella che chiaramente evitano di narrare.
Per quanto mi riguarda per le operazioni cosiddette “mission critical” ossia vitali per l’azienda, queste devono essere al 110% controllate dall’azienda medesima. Quindi un software, pur con dei potenziali limiti, che magari il più delle volte neanche sono percepiti dall’utenza e ancor meno dalla dirigenza, deve essere sui server dell’azienda, e il software deve essere controllato quanto meno nella gestione ordinaria, dagli informatici interni.
Il personale IT serve anche a questo, ma servirebbe anche nel caso del Cloud, quindi non è che l’investimento sulle risorse umane sia poi così differente sul piano economico.
Qualche software in Cloud ce l’abbiamo anche in azienda, anzi più di uno, ma nessuno di vitale importanza. Certo se crolla uno di questi i ticket sulla intranet piovono al pari di un tifone estivo. Ma l’azienda continua ad andare avanti, magari qualche aspetto sarà meno curato, ma non per questo si rimane fermi.
Un po’ diverso quando poi dici la fatidica frase “ve l’avevo detto”. Ovvero quando il software in Cloud di punto in bianco levano la funzione X. Hanno “deprecato” quella funzione, ovvero se va bene ti danno il tempo di digerire la brutta notizia. Bisognerebbe per altro leggersi ogni change log, cosa impossibile appunto per i software accessori, di corredo. Quindi lo scopri quando oramai l’hanno levata.
Il fatto è proprio questo, ci si può fidare dei software venduti, o meglio noleggiati, in Cloud? Prendiamo Google, oramai è famoso il suo “cimitero” dei programmi finiti sotto le “pulizie di primavera”, cioè dismessi. In alcuni di questi ho visto gente che ci aveva basato parte del suo business, e da un giorno all’altro si è trovato con un pugno di mosche, a dover cambiare in fretta e furia.
Purtroppo il software non è statico, per nulla, anche quello più semplice. C’è sempre una certa evoluzione, e questo contestualmente mette la data di scadenza come la carne in scatola al supermercato. Solo che un conto è programmare le cose per tempo, con le proprie scelte e modi, un altro è vederserlo imporre tout-court dal tuo fornitore in una surreale inversione dei ruoli.
Nell’era del Cloud non è il cliente ad avere sempre ragione, ma il fornitore.
foto di copertina by NEOSiAM 2021 on Pexels.com
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