Si chiama “the great resignation” oppure Yolo economy, dove yolo indica you only live once, cioè vivi una sola vita.
In America è un fenomeno evidente, ma a quanto pare lo sta diventando anche in Italia. Dopo il lockdown e lo smart working la gente ha avuto modo di riflettere sulla propria condizione, le aspirazioni e se vogliamo il senso della vita nel modo più ampio.
E’ chiaro che in questo quadro emerge una sorta di frustrazione, siamo schiavi del sistema economico mondiale che ha dettato delle regole via via più stringenti. O detta in termini più bassi, si vive una vita di merda o non soddisfacente, tanto vale rischiare ed accedere, per chi lo aveva fatto in lungimiranza, al plan B economico.
Il risultato è stupefacente, in America lasciare il lavoro e trovarne un altro non è un dramma, visto che l’economia e la minor burocrazia rendono molto più dinamiche le situazioni d’incontro tra domanda/offerta. Ma lo è ancora di più se si guarda all’Italia. Lasciare il lavoro qui da noi è tutt’altro che scontato.
Infatti c’è stata anche da noi una corposa impennata di licenziamenti volontari, da parte dei dipendenti, nel secondo trimestre di quest’anno. Tanto che già ora le aziende sarebbero in difficoltà per cercare di coprire le posizioni vacanti.
Resta da capire se l’effetto è stato misurato come una tantum in questo trimestre, oppure se come sospetto il fenomeno sia molto più ampio e lo andremo a misurare per parecchi trimestri avvenire.
Quello che in trading è il cigno nero, cioè l’effetto del tutto imprevedibile che casca completamente a casaccio e ribalta qualsiasi cosa. Fa saltare il tavolo delle certezze. In questo caso però, visto dal lato dei lavoratori, l’effetto combinato di questi licenziamenti, del tutto casuale cioè non vi è nessun tipo di coordinamento, potrebbe essere positivo per loro, negativo per le aziende.
Infatti potrebbe iniziare un ciclo dove le aziende sono costrette a cedere totalmente su determinate richieste mentre i lavoratori possono spingere essendo più audaci, magari non tanto sul piano economico ma su quello del tempo.
Cioè richiedere di occupare molto meno tempo per il lavoro. Quello che ho ottenuto ad esempio poco prima della pandemia. Quando si parla di essere avanti… Infatti ho ottenuto di lavorare 4 giorni a settimana e fare il week-end lungo, dato che il venerdì sto a casa.
In realtà quel venerdì mi serve per il piano successivo, il mio plan “D”. Infatti per me è un giorno di lavoro, o meglio di studio, ma per il prossimo lavoro. Quello definitivo, dove il plan “D” diventerà plan “A”, lasciando inalterato il B (resilienza economica in caso di recessione) e recuperando il C (fuck-off plan che non mi servirebbe più).
Nel mio caso tutto è promettente, devo frenare sul piano della voglia di anticipare i tempi perché non sono maturi e inciampare ora sarebbe ridicolo oltre che stupido. Tuttavia leggere quell’articolo mi ha fatto piacere. Non mi sento solo, in modi magari diversi ma ci sono altri la fuori come me. E forse la pandemia li ha fatti emergere.
Certo il cielo è ancora cupo e grigio, ma si sente il vento che sta cambiando direzione.
Image by Arek Socha from Pixabay pubblicato su Hive.
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