È un po’ lungo, oltre quaranta minuti, ma ne vale la pena. Si tratta di un video di Farzad che vede una analisi costruita con cura da RethinkX ed altri ricercatori indipendenti.
Stiamo parlando di un nuovo paradigma che impatterà tutti, letteralmente. Con la crescente spinta alla evoluzione, un po’ a casaccio a dire il vero, del modello GPT, l’intelligenza artificiale sta scoprendo e coprendo aree inesplorate.
Meno attenzionata dalla stampa è l’evoluzione robotica. Il governo cinese sta investendo da anni decine di miliardi di dollari per le aziende di sviluppo robotico. Come mai?
L’unione dei due fattori (AI + Robotica) approderà ad un nuovo paradigma per l’umanità che la rimodellerà in maniera consistente sotto svariate forme. In particolar modo per Europa e USA che stanno affrontando una crisi nuova.
Con l’effetto dell’industrializzazione e del consumismo il nostro strato sociale si è via via innalzato al pari della scolarizzazione. Ci sono lavori che gli occidentali non vogliono fare, in realtà non granché per il lavoro in sé, ma per il salario rispetto a quella mansione in quel settore.
Dall’altro lato le aziende vogliono comprimere il costo del lavoro per ottenere un profitto maggiore. In questo senso la globalizzazione e la conseguente delocalizzazione sono state le risposte. Si va a produrre dove costa meno, ovvero dove la scolarizzazione e lo strato sociale erano ai livelli nostri degli anni Cinquanta.
Ma l’effetto che è stato per noi, lo è pure per gli Stati cosiddetti emergenti. La loro ricchezza è la popolazione giovane e la capacità lavorativa a basso costo, cosa che non rimarrà immutata.
Lato Occidentale la nostra ricchezza è in buona parte una spinta cinetica del denaro fruttato i decenni prima. Possiamo comprare quello che producono altrove. Nonostante questo c’è stata una ricollocazione del sistema lavoro che si è elevato, si vedano tutte le innovazioni che sono uscite negli ultimi venti o trent’anni, sono quasi al 100% di matrice occidentale.
Il passaggio alla robotica 2.0 sarà l’ennesimo divario che ci assicuriamo rispetto al resto del mondo. Non è un caso che il CEO di BlackRock abbia sentenziato la fine della globalizzazione, iniziata a fine anni Novanta.
Quando la nuova robotica andrà a competere con il costo produttivo umano, e questo sarà un processo estremamente rapido, di fatto il “vecchio mondo” si ritroverà a rimettere in piedi le fabbriche. Poiché il problema del personale specializzato che non si trova, cesserà di esistere. Di conseguenza andrà ad essere neutralizzato anche il problema, lavorativo ma non sociale, di una popolazione troppo anziana.
Da qui si capisce perché la Cina sta facendo questo investimento, la popolazione sta invecchiando e il ricambio generazionale, come è avvenuto da noi, non c’è.
In questo discorso chiaramente c’è un problema che riguarda lo Stato come tale. Se la popolazione è vecchia e il lavoro lo fanno i robot, il sistema crolla. Per questo serviranno anche nuovi paradigmi sociali. Ad esempio, una tassa di compensazione per ogni robot. Più in generale è prevedibile che questo porti alla soluzione del problema della sovrapopolazione, e paradossalmente a quello della bassa natalità. Se viene meno il rapporto dell’età media con la capacità contributiva, lo Stato potrà vivere qualitativamente meglio con una popolazione media numericamente più bassa. Si pensi ad esempio alla gestione delle risorse naturali come acqua e fertilità del terreno.
Allo stesso tempo la robotica, specie quella a rappresentazione umanoide, diventa reiterabile su vari lavori, compresa la difesa nazionale. Più robot avrà una nazione, più soldati non umani, avrà per difendersi. Dobbiamo considerare la ri-programmabilità, quello che avremo per casa che lava o fa da mangiare, potrebbe andare al fronte se necessario. O per essere più realisti, la nazione con più robot sarà un deterrente efficace al pensiero di qualche idiota che pensa ad una invasione.
Certamente permangono i problemi delle risorse naturali e il loro controllo, come lo è stato fino ad ora. Gli Stati Uniti hanno operato un controllo imperialista attraverso gli eserciti, non è escluso che la cosa si perpetui ed anzi diventi anche più efficace con un esercito misto.
Non ultimo il “form factor”. La componente umanoide a nostra immagine e somiglianza è un passaggio cruciale. Il mondo attuale è costruito per noi e i robot dovranno passare per questo punto. Ed è il passaggio più complicato, milioni di anni di evoluzione umana dovranno essere coperti in un decennio o poco meno per la somiglianza meccanica.
La Cina ci sta pensando, e noi? No, ma come ogni volta precedente lo Stato non era presente, o lo era a malapena. Ci hanno pensato, e ci penseranno, le società private con la rottura de facto dei paradigmi attuali. Il costo del lavoro minore di un robot rispetto ad un umano basta e avanza per ribaltare il tavolo delle convinzioni in essere.
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