L’unione europea è oramai una girandola di controsensi, ma soprattutto una costante limitazione delle libertà. All’inizio pensavo che fosse un tarlo di qualche “complottaro”, poi con l’incedere delle norme appare evidente.
In un futuro prossimo ma non lontanissimo: non puoi vendere la casa senza che abbia una certa certificazione energetica minima. Assicurazioni obbligatorie dei veicoli anche se sono fermi in garage. Mobilità elettrica (molto più costosa) obbligatoria. Divieto di vendita delle caldaie a gas metano, imposizioni di vario tipo sui software (vedasi NIS2 e DMA), eccetera, eccetera.
foto presa da pixabay
Se mettete tutto insieme in una visione d’insieme appare come una cappa che ci sovrasta e opprime delle libertà che prima c’erano e a breve spariranno. L’anno scorso se ne è aggiunta una nuova di cui non ero a conoscenza. Una norma già attiva ed in essere.
Mi riferisco alla direttiva DAC7 e che potrebbe coinvolgere alcuni di voi. Non c’entra nulla con le criptovalute, ma con la vendita tra privati. La sempre verde (e teoricamente ecosostenibile) seconda mano.
Avrete sicuramente presente subito, ebay, vinted… ecco la DAC7 entra in funzione proprio li. Fino ad oggi non vi erano sostanzialmente limiti, o quanto meno erano molto larghi, lasciati più al buon senso
Oggi, anzi nel 2023, le cose sono ben diverse. In pratica c’è una schedatura, se vendete 30 articoli o fate più di duemila euro c’è il rischio che arrivino le mazzate. Notare la vocale “o” non “e” sulla frase precedente. Cioè se vendeste 31 oggetti ad un euro potreste essere considerato un potenziale venditore professionista che richiede l’apertura della partita iva. Questo a prescindere dalla piattaforma, poiché tutte devono fornire i dati al ministero. Pertanto, la regola vale nel suo complessivo e non potete moltiplicarla pensando di dividere tra subito ed eBay, per fare un esempio.
La schedatura per altro è attiva dalla creazione dell’account o del suo utilizzo. Ovviamente se usaste più account di persone diverse teoricamente potreste moltiplicare i limiti, ma attenzione perché a livello informatico ci mettono meno di niente a capire che le persone sono dello stesso nucleo famigliare, oppure che state intestando la medesima carta di credito o conto corrente a più persone.
Di tutto questo, pare, e sottolineo pare, che la vendita diretta de visus, cioè scambio articoli e pagamento in contanti di persona, non valga come conteggio. Torno a sottolineare il condizionale, perché non essendoci un pagamento elettronico non si riesce a capire come far valere la norma.
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Sullo sfondo vorrei far notare l’incoerenza, specie di una parte politica europea, che millanta cose come l’economia circolare, il riciclo come eco sostenibilità. Tutte cose giuste, ma poi dall’altra parte puoi essere considerato un evasore fiscale. Tarpando di fatto il mercato dell’usato in modo proattivo.
I limiti sono oggettivamente stringenti, per altro non si comprende nemmeno la razionalità della norma stessa. Il numero di pezzi può, anzi nella maggioranza dei casi è proprio così, avere nessuna relazione con la cifra complessiva.
Ad esempio, se potenzialmente vendessi una moto o un’auto su una qualche piattaforma sarei segnalato. Allo stesso tempo uno che vende vestiti usati può andare oltre i trenta articoli, pur stando a cifre lontanissime dai duemila euro.
Cosa succede dopo la segnalazione? In linea teorica se la vendita è estemporanea, nulla. Se invece venisse ravvisato un comportamento continuativo, dovreste aprire la partita iva e probabilmente arriverà qualche multa.
Posso immaginare che qualcuno abbia fatto il furbo, vendendo merce nuova spacciandosi per venditore occasionale. Invece di usare le norme che già c’erano, se ne sono inventate di nuove che colpiscono gli onesti. E direi che vi è assoluta certezza non sia un caso.
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