Come funzionano le elezioni americane è spiegato in modo breve, ma esaustivo da Milena Gabanelli su Dataroom.
È interessante parlarne perché in Italia c’è una pesante distorsione della visione del mondo. Mi sono accorto che in tanti credono che le elezioni americane siano democratiche o quanto meno valide al pari del nostro sistema.
Gli Stati Uniti sono un continente con oltre trecento milioni di abitanti, diciamo che qualche problema organizzativo c’è, aggiungiamo poi che queste regole risalgono alla fine del 1700 dove il mezzo di trasporto era il cavallo.
Già qui si palesa una prima grande differenza, le regole generali sono del 1700, noi invece le cambiamo ogni tre per due. A dire il vero se si indaga a fondo, anche i singoli stati americani hanno fatto modifiche. Ad esempio, non esiste un sistema proporzionale o maggioritario esteso a livello federale, in alcuni c’è un metodo in altri quello opposto.
In linea di massima vige la maggioranza, cioè se in quello stato il partito “X” prende un voto in più di “Y” allora prenderà il 100% dei seggi. Altra regola inapplicabile da noi. Questa cosa in relazione al numero di abitanti ha generato distorsioni come quelle più recenti. Nel 2016 la Cliton prese più voti assoluti di Trump, ma questo con il gioco delle maggioranze prese la presidenza.
Il risultato finale è che gli americani non votano direttamente per il presidente, ma affidano la loro “indicazione di voto” ai grandi elettori. Questi non devono avere incarichi pubblici federali e sono scelti dai partiti.
È interessante notare che essi, a parte in qualche stato, non hanno alcun obbligo giuridico a rappresentare il voto loro rappresentato, cioè in sostanza se i cittadini gli hanno detto di votare “caio”, loro possono poi votare nella elezione reale, quella del Presidente degli Stati Uniti, “tizio”. Potete immaginarvi una cosa simile in Italia, dove il voto è certificato e scrutinato con la massima attenzione.
Gli elettori americani poi, similarmente a noi, avranno due schede, quella di indicazione di voto di cui abbiamo parlato, e un voto vero e proprio che consiste nella scelta del congresso formato da 580 tra senatori e deputati (noi ne abbiamo 600 dopo il referendum del 2020, ma siamo sessanta milioni di cittadini contro i trecento).
Anche qui c’è un altro mito da sfatare, salvo una condizione il Presidente degli Stati Uniti non ha praticamente nessun potere. Firma degli “act” che sono indicazioni da passare al congresso che lo ratifica, o dovrebbe farlo. Non è raro che facciano l’opposto o annacquino l’indicazione presidenziale. Come dicevo esiste una sola condizione, che guarda caso si è verificata un certo numero di volte, ovvero che ci sia una dichiarazione di guerra e il Presidente ottiene pieni poteri su tutto per sei mesi, replicabili di altri sei per una sola volta.
*dipinto di Antonio Rivera sul dictate romane”
Questa cosa dovrebbe suonare famigliare, almeno per chi studia storia poiché non è una loro invenzione, ma nostra in epoca romana. È la storia del “dictate” (si dittatura) di Lucius Quinctius Cincinnatus e se il cognome vi dice qualcosa, non è un caso. La città di Cincinnati è proprio dedicata al nostro progenie romano.
Il side effect della vicenda è che il “dictate” di guerra si è verificata un qual certo numero di volte e non necessariamente per una minaccia diretta in suolo americano. Fa un po’ ridere che si parli di democrazia, ma poi dentro una spruzzata di dittatura compaia sempre.
Ultimo ma non per importanza, è che il voto non è un dovere e nemmeno un diritto come in Italia. Per votare ci si deve registrare, lo stato verifica che abbiate pagato tutte le tasse e non abbiate nemmeno una multa o un qualche “duty” e vi danno l’accredito. In Italia l’interdizione di voto esiste, ma diciamo che le dovete combinare piuttosto grosse, non certo aver preso la multa per divieto di sosta.
Nel passato americano era pure peggio, ad esempio potevano votare solo i maschi bianchi proprietari terrieri. Per cui il fatto che solo una parte della popolazione voti è un fatto piuttosto scontato. Non a caso non esiste il dato dell’astensionismo, non sanno nemmeno quanti possono realmente votare.
Come si vede il sistema democratico è un po’ meno democratico di quello che si creda. Non ho parlato dei caucuEs e delle elezioni primarie che comunque esulano formalmente dal sistema elettivo.
In Italia come sappiamo il Presidente del Consiglio viene indicato dal Presidente della Repubblica per la ratifica del voto di fiducia del parlamento. E come poi è successo più volte nel recente passato, non era nemmeno un parlamentare. Cosa che a mio avviso dovrebbe essere rivista, così come la possibilità di scegliere ministri fuori dal serbatoio eletto, che come abbiamo visto è piuttosto numeroso.
Come si vede l’esercizio della democrazia è un meccanismo complesso e non necessariamente perfetto.
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