Di questo argomento ne avevo già parlato in passato, ma ci ritorno. Se non ricordo male proprio su Hive c’era un botta e risposta sulla reale efficacia del sondaggio aziendale.
Più in particolare mi riferivo e mi riferisco ai sondaggi post assistenza. Per me l’assistenza di un servizio o un bene è un atto dovuto. Ci sono delle leggi per i cittadini, o dei contratti per l’ambito aziendale, che ne sanciscono gli ambiti temporali.
Quello che fa girare i cosiddetti sono i sondaggi. Parlo come Partita Iva per cui posso capire che magari un dipendente non riesce a comprendere a pieno il mio discorso. Dovrei perdere tempo, fossero anche cinque minuti, per compilare un modulo di domande e risposte (anche un po’ faziose) precompilate. Peggio ancora dover articolare, nel campo note qualcosa.
Già perché è più che provato, non solo dal sottoscritto, che il campo note non lo leggerà nessuno. Viceversa, “pallini” e “flag” sulle caselle verranno nel migliore dei casi processati da qualche software che sputerà un dato aggregato, ma reputato grezzo. Poi qualcuno, questa volta umano, “raddrizza” i dati a seconda dell’estro e del carattere più o meno irascibile di quello sopra.
In conclusione, quello che viene fuori sono un mucchio di balle. Aggiungo poi l’invito a votare secondo il metodo americano, che è del tutto sbagliato a mio vedere. Scala di dieci punti, dieci è l’unico valore positivo, da nove in giù equivale ad insufficienza via via più grave. Quindi positivo cosa? buono, ottimo, eccellente sono dati non pervenuti. Per cui uno potrebbe avere una assistenza appena sufficiente mentre il tuo competitor eccellente, ma su questi sondaggi sarebbero paritetici.
Quindi dovrei perdere tempo per cosa? ma soprattutto perchè? Con una società sono quasi venti anni che va avanti questa specie di ping-pong. Apro assistenza e poi parte il cinema del sondaggio. Non ho mai visto un miglioramento, semmai il contrario visto che ora invece di aver a che fare con degli spigliati europei mi ritrovo, come le scimmie, a fare gesti con gli Indiani che sono più ignoranti di un sasso.
Da diversi anni quindi ho preso la decisione di non aderire a questo gioco, anche perché se lo facessi nove volte su dieci il tempo perso lo farei addebitare al cliente che non gli frega assolutamente nulla della questione. E giustamente aggiungerei.
L’unica eccezione è se mi pagano. Molto venialmente l’ho anche detto telefonicamente, già perché se non rispondi al sistema automatico, dopo un po’ una persona vera ti cerca al telefono. Manco fosse un dovere, come se il ruolo cliente-fornitore si ribaltasse.
Tutto questo casino di parole qua sopra solo per dire che qualche settimana fa, guarda caso una società italiana, la Directa una SIM di intermediazione finanziaria, nonché mio Broker, mi manda una mail per un sondaggio sui loro servizi. Ma questa volta c’è una differenza, se partecipo al sondaggio, dieci euro di bonus che possono essere usati per non pagare le loro fee di transazione.
Ecco, questo sì che mi pare ragionevole. E ovviamente ho partecipato, tanto i dati miei li avevano già da prima in quanto cliente, puntualizzo questo per differenziare con un sondaggio in cui lo scopo è fregarvi i dati, quella è un’altra questione.
Ipotizzo che in Directa il sondaggio lo usino per davvero, se già devono pagare software, personale e in più pure i clienti, quel qualcosa deve essere di più che il report da girare all’Amministratore Delegato per auto-beatificarsi.
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