Lunedì 9 giugno c’è stata la consueta presentazione della WWDC, o meglio la settimana dedicata agli sviluppatori software. Stiamo parlando della Apple. Un evento che dovrebbe essere molto tecnico, e di fatto lo è, ma nella sua presentazione è fatta per la massa.
Oramai da anni si vedono le novità dei sistemi operativi e degli applicativi di Apple che arriveranno in autunno o anche nell’anno dopo. Di certo quest’anno aveva un’aurea strana. L’anno scorso spararono a cannonate mediatiche l’arrivo dell’intelligenza artificiale.
Anzi della Apple Intelligence, come a dire, noi abbiamo una roba in più. La cosa poi è proseguita praticamente fino agli inizi di quest’anno, dove purtroppo si è dovuto constatare che tutto quello promesso in realtà era poca roba, e pure malfunzionante.
Quest’anno quindi si è cercato di smorzare quel lato, tentando, a mio avviso inutilmente, di spostare l’attenzione altrove. Tra le cose più grosse una nuova veste grafica unificata per tutti i dispositivi. In gergo tecnico si chiama “glassmorphism” ed è parecchio vecchia come concezione. Sicuramente vi ricorderete di Windows vista e successivamente di Windows 7. Molti elementi erano appunto tipo vetro satinato, o effetto vetro, una tecnica interessante ma forse un po’ troppo in anticipo, visto che le risorse hardware per farlo girare in modo decente forse non erano alla portata di tutti.
Apple ora riprende quel concetto, dove riprende forse è una parola grossa. Già perché molti effetti già c’erano da parecchie versioni in qua, quella mostrata lunedì a parer mio è stata una sorta di unificazione su alcuni stili grafici che erano nati un po’ sparsi qua e la, senza avere un codice stilistico trasversale. Insomma, poca cosa, visto e considerato l’esercito di persone che stanno dietro a queste cose.
L’altra roba grossa sicuramente è stato Ipad che ora esce dalla dimensione di tablet, e si avvicina in modo più consistente ad un PC. O forse al concetto di due in uno perfetto o quasi, perché con le novità introdotte una tastiera è quanto mai utile. Modifiche per altro richieste da anni, incredibilmente, e aggiungerei non a caso, arrivate ora. Già perché il mio sospetto è che questa roba l’avessero pronta diversi anni fa. Una sorta di Jolly da usarsi quando le acque si facevano agitate.
Nelle interviste post conferenza con la stampa, le cannonate non si sono fatte attendere. Tutte vertevano lì, sull’intelligenza artificiale. È indubbio che Apple abbia clamorosamente mancato il bersaglio, o meglio il bersaglio della GPT. Già perché ingenerosamente ci si dimentica del resto, dove Apple è stata pioneristica.
Da molto prima di chat-gpt, l’azienda di Cupertino aveva introdotto nei suoi processori delle computazioni di Neural Engine che gli sono servite a cose come, rilevare testo nelle immagine ed usarlo per copiare, tradurre eccetera. Creare gli avatar che in tempo reale mimavano la persona inquadrata nella videocamera. Usare la realtà aumentata per porre oggetti virtuali in una immagine reale.
Certo poi all’arrivo di GPT, cioè del codice trasformatore generativo pre-addestrato, quello che presumo abbiate provato come chat-bot, l’azienda era ben distratta da altre cose. Su tutte il visore di realtà aumentata e virtuale. D’altronde, come ho citato varie, volte, prima della bolla sulla AI ci stava quella del Metaverso.
Forse con un po’ di superbia hanno pensato di colmare facilmente il gap, ed invece si sono trovati in un mare di guai. Amplificato anche da un reparto marketing un po’ troppo zelante che ha venduto ciò che non disponeva.
Al quadro già complesso ci si aggiunge l’Unione Europea con la questione, a mio avviso totalmente assurda, del Gatekeeper. Da cui sono scaturite una serie di richieste totalmente deliranti a cui dopo aver tentato di porre rimedio, nelle ultime fasi Apple ha deciso di bloccare non poche funzioni riservandole al resto del mondo.
Ora Apple ha virtualmente un anno di tempo per leccarsi le ferite e porre rimedio. Per certo i soldi non gli mancano, forse quello che manca è un management capace, perché gestire tutte quelle risorse in modo produttivo è tutt’altro discorso.
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