In questa primavera del 2021 purtroppo sono ripresi i combattimenti tra Israeliani e Palestinesi. Non entro nelle vicende che oramai affondando in un ingarbugliato complesso di accuse.
Quello che però si è visto in questi giorni è la difesa Israeliana in azione. La Iron Dome, ovvero dei missili che intercettano altri missili. Dalle agenzie fanno sapere che Hamas e in parte dalla Siria sono stati lanciati un numero considerevole, quasi duemila in una sola settimana.
Il motivo (vero) per cui vengono lanciati così tanti lo capiremo a breve.
Ma cosa è la Iron Dome? E’ un progetto congiunto tra Stati Uniti e Israele. Si tratta di un network di postazioni mobili che si possono allestire in circa 30 minuti e consistono in una batteria di 20 missili Tamir, un sistema radar e un sistema di gestione chiamato “Battle Management & Weapon Control – BMC” che permette oltre ai vari calcoli anche il link con le stazioni centrali.
In sostanza dai radar delle stazioni mobili sono in grado di stabilire in tempo reale l’innalzarsi di razzi nemici. Il tempismo è fondamentale perché il tempo di allerta è cortissimo. Tra i trenta secondi per le zone più vicine alla striscia di Gaza al minuto per Tel Aviv.
I razzi che vengono lanciati hanno un sistema di propulsione tipico di questi sistemi, ma dispongono di ali mobili che permettono la direzionalità, oltre un piccolo booster all’incirca alla metà del corpo, che permette rapidissime virate.
Quando il contro-razzo riesce ad effettuare il contatto con il missile nemico, cioè gli è abbastanza vicino, va in detonazione causandone quella immediata della controparte.
Il sistema è in sviluppo da oltre 10 anni, e secondo le dichiarazioni della difesa militare israeliana ha una efficacia del 90%. Alcuni analisti esterni dicono che sarebbe dell’80% che comunque è una percentuale rilevante considerando le complicazioni è l’elevatissimo stato di imprevedibilità.
Infatti dai video si notano addirittura due razzi cercare di agganciare un target, poi quando uno dei due ci arriva per primo l’altro vira istantaneamente verso un altro. Chiaramente non sono noti del tutto i sistemi di funzionamento, è presumibile che ci sia una componentistica hardware che permetta ad un software di agire in parte da solo, in parte da input del sistema centrale. Ipotizzo che abbiano uno scanner ad infrarossi che permette di vedere la traccia termica. Il software è in grado di tracciare una probabile traiettoria tale da permettere un intercettazione.
Hamas infatti dispone di un arsenale con parecchi tipi di razzo, circa dodici o tredici. Tuttavia si trattano di razzi balistici con raggi differenti. Quello più potente ha un raggio di 250 km. In ogni caso non hanno un sistema di guida o un qualche sistema autonomo, per cui la loro traiettoria una volta identificata dovrebbe diventare prevedibile.
Quindi questo Dome è impenetrabile? No, perché appunto c’è uno scarto tra il 10 e il 20%. Una forchetta che però è prevedibile vada ad assottigliarsi. Infatti all’inizio del progetto l’efficacia era bassissima, addirittura si stimava un 5% mentre oggi si è vista l’impressionante progressione. Già ora se un razzo viene calcolato che finisce in un’area disabitata lo ignorano, ma maggiori saranno i dati di utilizzo, maggiore diventerà l’efficacia.
Tuttavia, e qui arriviamo al motivo vero per cui Hamas lancia così tanti razzi, è che Iron Dome ha un livello di saturazione, o meglio presumo due livelli. Uno maggiore che è il numero di razzi Tamir e il tempo di ricarica delle batterie, l’altro del rumore delle varie tracce termiche. Questo livello non è noto, per cui aumentano e aumenteranno sempre di più i tentativi per cercare di trovare questo livello di collasso.
Personalmente credo che Hamas abbia già perso. Anche considerando che dispongano di un numero infinito di razzi, cosa per nulla scontata, come ho detto sopra il livello di precisione del sistema diventerà sempre più efficiente. Oltretutto penso stiano già realizzando un sistema di contro-attacco oltre alla difesa. Se sono in grado di disegnare le rotte termiche, sono in grado di sapere anche l’esatta posizione di partenza. L’unica cosa che cambierebbe le carte in tavola è appunto un livello tecnologico hardware e software che permetta autonomia decisionale al sistema stesso. Cosa che però non dispongono, e anche fosse non sono in grado di comprendere, ne loro ne i loro alleati.
Scopri di più da Walter's blog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.