Sulla tragedia della funivia Stresa Mottarone, per stessa ammissione degli indagati, è nota la motivazione di base che ha portato a generare l’incidente. Poi il processo andrà a stabilire i dettagli, i cavilli e quant’altro. Di fatto per non perdere il profitto si è passati sopra le norme di sicurezza.
Questa cosa ricorda un’altra tragedia, quella del Ponte Morandi. Anche in quel caso il profitto non poteva essere fermato. Si gioca sul concetto del “non succede” e si porta il rischio sempre un po’ più in là. Nessuno vuole contraddire il management che segue su un foglio excel sui introiti, fatture, entrate. Tutti devono portare la crescita infinita. E appunto quando finisce quella possibile, si va oltre cominciando a tagliare questo e quello, fino ad arrivare alla sicurezza.
Tanto la vita è quella degli utenti.
Questo non è un concetto italiano, viene giù diretto dal dogma europeo neo-liberista. Lo Stato deve liberarsi per legge di tutto il possibile per favorire il commercio, la concorrenza… ecco i risultati.
Ci sono settori in cui il commercio, cioè la logica del profitto, è totalmente inaffidabile per il bene comune. Ed è corretto che sia lo Stato a gestirlo. L’acqua pubblica, le infrastrutture portanti, la rete dati in fibra ottica, l’infrastruttura elettrica, gli ospedali, le scuole. Per citarne alcuni. Non possono e non devono essere dati in mano ai privati.
Un funzionario pubblico per definizione non fa profitto, anzi spende e basta da un certo punto di vista. Motivo per cui sono anche mal visti. Tuttavia ci mette pure la firma e la responsabilità civile e penale propria, esattamente come il privato, ma mancando il monolite del profitto se una strada non è in sicurezza, qualcosa non torna, si ferma tutto e basta.
Poi partono le proteste dei cittadini, dell’associazione tal dei tali, quella cosa è ferma, la strada è chiusa… forse ci sarebbe da riflettere che in quel momento, con un’azienda privata che deve sottostare al profitto, come la tribù paleolitica che adorava il feticcio, ecco ci potevi passare proprio te e lasciarci la vita.
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