Qualche giorno fa Guido Barilla presidente del noto gruppo alimentare si è lamentato contro il reddito di cittadinanza. Quello che ha detto lo riprendo dall’articolo del Fatto Quotidiano:
molte persone scoprono che stare a casa con il sussidio è più comodo rispetto a mettersi in gioco cercando lavori probabilmente anche poco remunerati
Guido Barilla 11/6/21
Una frase che fotografa bene la situazione attuale. Infatti la parola “probabilmente” è sbagliata, in quanto doveva esserci “certamente” ma questo Barilla lo sa benissimo.
Mettersi in gioco, come se la vita lo fosse. E se perdi a quel game?… cazzi tuoi. Ma il sussidio no, non va bene. Non va bene perché poi invece di trovare personale e pagarlo meno delle scimmie ammaestrate sei costretto ad aprire il portafoglio e decurtare la forbice dei guadagni aziendali.
E che guadagni, Guido Barilla ha ereditato l’azienda di famiglia, senza doversi mettere in gioco come dovrebbero fare oggi i giovani. Poi per carità è stato bravo a guidare il gruppo ed è più che sicuramente competente nel suo ambito. Ma quando ti auto-concedi uno stipendio da 5 milioni di euro l’anno rispetto alle 10-12K euro annui (quando va bene) dell’operaio medio, ecco mi pare che tra le tante facoltà, quella di “cazziare” i giovani non sia e non debba essere nella sua disponibilità.
E come non bastasse la frase è sicuramente falsa, perché i giovani si mettono in gioco eccome. E’ stato dimostrato più volte davanti ad altre rimostranze simili. Qualche anno fa il giornalista e parlamentare Paragone davanti all’ennesimo “prenditore” come li chiamava lui, è andato a scoprire le carte. Come era ovvio l’imprenditore non solo avrebbe trovato personale con esperienza, ma lui manco lo cercava.
Frasi messe li in modo senziente, perché devono passare due concetti precisi. I giovani non hanno voglia di lavorare (a basso costo) e loro non trovano personale. Lo scopo è presto detto, se non trovo personale in Italia ho la scusa per andare nella terra di qualche dittatore che mi permette di usare una versione edulcorata della schiavitù del 1800. Ma se devo restare voglio pagare i lavoratori il meno possibile.
E abbiamo visto questo messaggio persino dal mondo politico. I giovani sono choosy, i giovani sono bamboccioni. Per poi lamentarsi qualche mese dopo che i giovani fanno le valigie e vanno altrove. Un gesto che di certo non farebbe uno scansafatiche, che richiede molto coraggio e sacrifici psicologici ed emotivi non indifferenti.
Sono gli effetti trasversali della globalizzazione. Da una parte ci permette di comprare le tv e i telefonini a basso costo, dall’altra abbiamo lasciato totalmente indifeso il modello produttivo. I dazi tanto malvisti, dovrebbero servire a quello, a equilibrare ciò che il mercato non riesce e non vuole fare.
Tuttavia il modello stesso è fallato perché non è auto-sostenibile. Lo si vede con le aziende più grosse che assorbono quelle più piccole a ciclo continuo nel disperato tentativo di limitare la concorrenza. Ogni acquisizione poi accelera il processo di decadimento della capacità di spesa degli strati più bassi della popolazione. Ma come l’acqua che si alza di livello in una gabbia, arriverà ad un punto di non sostenibilità. Certo il livello di allagamento sappiamo già oggi che non sarà un problema diretto per Guido Barilla.
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