Ho finito di leggere “Soldi, i sette passi per avere la libertà finanziaria” di Anthony Robbins, che non è nemmeno un vero e proprio financial advisor o qualcosa di simile. È più un motivatore.
Un libro interessante che vi consiglio di leggere se ne avete l’occasione. È una mattonata da quasi 700 pagine, che a mio avviso poteva condensare di parecchio, ma essendo un motivatore e che si rivolge ad un pubblico amplissimo diciamo che ha un suo senso.
Il libro (reperibile anche in italiano) è rivolto al pubblico americano, ma è comunque un buon condensato di idee generali, anzi direi strutturali, su cosa sia realmente la libertà finanziaria. O quanto meno il concetto che abbiamo di essa, che nove volte su dieci è sbagliato.
C’è poi la parte più pratica, come arrivare a quanto desideriamo. E qui è un profluvio sui concetti delle rendite e dell’interesse composto. Sono tutti esempi validi, non fosse altro che sono letteralmente passivi al 98-99%, cioè non dobbiamo fare nulla o quasi nulla.
In questa visione, mia personale, però non posso fare a meno di portare il bagaglio del trading e di quello che vi ho imparato sopra. Questo mi porta ad una visione più ampia, o alta nel senso “verticale”, sui dati dei rendimenti.
Metà o forse più della metà dei risparmiatori delega cifre ingenti per ottenere queste rendite. Rendite di quanto? se arrivi al 5% annuo siamo nel mondo dei balocchi.
Se penso che i miei genitori avevano oltre il 10% di interesse sul conto corrente, senza sbattersi a cercare situazioni, informative, profili di rischio… che vita de merda la nostra… Ma facciamo l’esempio che i balocchi esistano.
Diecimila euro al 5% fanno 500 euro, 1,36 euro al giorno. Ma le 500 euro sono lorde, cioè devi togliere il 26% di capital gain, quindi diventano 370 euro. Eh ma non è finita, devi pure togliere il 0,20% per il bollo ed è calcolato sul capitale, non sul guadagno. Ovvero 20 euro che tecnicamente andiamo a scalare dalle 370. Quindi, alla fine, dopo 12 mesi, su diecimila euro abbiamo realizzato 350 euro.
Meno di un euro al giorno, poco più di 0,95 centesimi…
Sti gran cazzi… anche perché i gestori dei fondi non pagano le fee sul mercato, hanno strumenti e forze che un trader può solo sognare. Con i nostri diecimila, virtuali perché non saranno proprio “i nostri” ma quelli di un calderone complessivo, ci fanno cifre da capogiro. I novantacinque centesimi non sono neanche l’elemosina, è più simile alla briciola che cade per errore dal tavolo.
Ora capisco che il trading è un mondo complesso e la voglia di studiare non c’è. Ma credo che sopra tutto ci sia una falsa concezione del tempo impiegato. “Eh ma io non voglio stare tutto il giorno sui grafici”.
Quella è una scelta. Penso ad esempio ai grafici settimanali, lentissimi, da far venire il latte alle ginocchia. Eppure, se uno fa operatività solo su quelli è piuttosto difficile sbagliare un trend, visto che una barra è una settimana…
Chiaramente, come per gli investimenti meno ti sbatti, meno realizzi. Il “baloccoso” cinque per cento annuo è che non hai fatto nulla, zero rischi teorici, però i soldi sono i tuoi. Nel caso di operatività settimanale fai qualcosa e i rendimenti salgono vertiginosamente, ma certamente meno di chi si sbatte di più (e rischia di più) sul giornaliero e sull’orario.
Sopra questo discorso chiaramente manca l’elefante nella stanza dei cristalli, ovvero diversificazione. Se il nostro capitale è di diecimila euro, dovendo diversificare la voce trading può arrivare nel più roseo dei casi a duemila euro. Che poi sarà la voce “locomotiva” visto che potrebbe portare una forbice probabile tra 20-40%, ma allo stesso tempo se fate una cazzata, anche banale, può essere il -100%
Tocca constatare che il sistema vince sempre, comunque metti la prospettiva, solo che tra stravincere e vincere, c’è un fazzoletto di felicità.
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