Un altra puntata della serie fatti realmente accaduti. Quando feci la società, il mio socio portò gran parte dei clienti, uno di questi per parecchio tempo lo curò lui. Nel senso che sapevo della sua esistenza ma non l’avevo mai visto di persona. Sapevo solo che era uno studio di architettura.
In realtà tale studio era composto da lui medesimo e basta. Però il personaggio, parecchio anziano o almeno quando poi lo vidi a me sembrava tale, era piuttosto “quotato” nel settore, tanto da essere chiamato per parecchi lavori di un certo prestigio.
Ora dovete sapere che il settore architettura per un certo periodo fu il “nostro terreno fertile” e quindi conobbi parecchi architetti. La mia opinione è che gli architetti un filo strambi lo siano, opinione quanto meno condivisa dagli ingegneri in cui mi sentivo spesso dire “questi (gli architetti) disegnano tutte le cose storte, e poi noi dobbiamo realizzarle dal punto di vista strutturale”. In effetti mi immaginavo la scena, il disegno di una casa tutta sghemba e lo sgrugno degli ingegneri per riuscire a realizzarla dal punto di vista pratico.
Ad onore del vero sull’architetto in questione non ho mai visto disegni, oppure non me li ricordo. Fatto sta che un bel giorno il mio socio mi dice che dobbiamo andare da lui. Per contestualizzare; tutti questi studi erano per lo più fioriti nella seconda metà degli anni 70 a seguito della ricostruzione post terremoto del 76 in Friuli. Questo significava che anagraficamente con il computer ci azzeccavano poco o nulla, infatti il tecnigrafo era ancora il loro strumento primario e troneggiava in ognuno di questi uffici.
Solo che per una questione di prestigio, o per farsi vedere moderni ed aggiornati agli occhi dei clienti, doveva troneggiare un altro aggeggio, il computer per l’appunto. Chiaramente era solo una facciata, per cui l’utilizzo era quello che era sebbene poi pian piano i vantaggi riuscivano anche a coglierli e in qualche modo apprezzarli. Questo per dire che molto spesso il computer era uno “scassone” giusto per funzionare, ma magari sopra c’era un bel schermo piatto che al tempo costava pure un botto di danari.
Il problema sopraggiungeva quando il computer, che loro usavano tanto per dire, doveva essere usato da qualcun altro, tipo la stagista.
In questo contesto neanche a dirlo il problema numero uno è il budget, il cliente non vuole fare figure da taccagno ma non vuole spendere… un bel problema considerando che ad esempio molte periferiche non dovevano essere ricomprate. Il mio socio aveva tirato su un computer con pezzi di riporto in ogni dove, tanto che tra schede di ogni tipo (al tempo esistevano schede interne per ogni cosa, lo scanner, la scheda audio, il modem telefonico eccetera) con il “signor” Windows, trovare la quadra era un gioco di equilibrismo tra driver e crash di sistema.
Devo fare una piccola premessa per i non tecnofili. Dovete sapere che per un breve periodo della storia informatica (intendo quella consumer/vendita al dettaglio) le schede madri permettevano letteralmente le modifiche hardware. Ovvero era possibile letteralmente sostituire i chip con appositi estrattori, giocare con quelli che erano chiamati i “dip switch” ovvero dei piccoli tasti a selettore che modificavano determinati comportamenti della ram, della cpu eccetera. Già nel periodo in questione queste cose non esistevano quasi più, ma ovviamente il computer del cliente aveva tutte queste “qualità”.
Il computer in oggetto era un Full Tower che già allora erano una rarità a vedersi, un parallelepipedo alto quasi un metro! Per farmi una idea sgancio la bandella laterale e ovviamente il maledetto era al contrario con l’alimentatore sul fondo (allora era una cosa strana), per cui dovetti rifare l’operazione dall’altra parte. Tra i copiosi “cuscini” di immancabile polvere comincio ad esaminare visivamente l’interno per farmi un’idea.
Con l’enorme pancia aperta, se non altro si vedeva bene l’interno, io e il mio socio stavamo guardando e commentando, quando all’improvviso senza che nulla lo faccia presagire, l’enorme chip del Bios a forma quadra si stacca, cade su una delle schede sottostanti e rimbalzando finisce a terra.
Neanche sto a dirvelo che avevo fatto la cazzata di fare questa ispezione a computer acceso…
La scena era tragicomica, io e il mio collega rimanemmo totalmente gelati, mentre il cliente era al telefono che rideva con chissà chi, ignaro della disgrazia. Se il computer si fosse “sbombato” era una tragedia, oltre che una figuraccia. Dove diavolo li trovi questi pezzi da preistoria?
Prendo il chip del bios, gli do una soffiata e lo caccio da dove era venuto. Il mio collega mi guardava strabuzzando gli occhi, e per forza non sapevo nemmeno io se stavo facendo la cosa giusta. Spengo il computer normalmente (incredibilmente windows era che girava pacifico) aspetto qualche secondo e lo riaccendo, pregando dentro di me. Dopo qualche secondo un BEEP, la schermata del bios e poi quella di Windows… santi numi qualcuno lassù esiste. Riguardo il mio collega e scoppiamo a ridere.
Minchia era come aver incontrato qualcuno per strada che vedi per la prima volta, gli cadono i pantaloni per terra e se li tira su come se nulla fosse…
La cosa strana è che quando ficcai dentro il chip, dovetti anche spingere perché la basetta non era proprio agevole, per cui come diavolo questo si fosse staccato ancora oggi faccio fatica a comprenderlo. Sto maledetto aspettava proprio me per suicidarsi in modo così plateale?!
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