Sicuramente sono un fotografo mediocre tendente al pessimo. La riprova l’ho avuta con un ex collega, questo con una macchinetta faceva foto incredibili, poi stava anche ore con photoshop a dargli il mood o l’indirizzo che voleva, ma i risultati erano tutti da wow.
Voi direte, eh con photoshop. Si, personalmente lo so usare ad un buon 50-60% e quindi so che si possono fare cose “UFO”, ed in passato le ho pure fatte. Mi ricordo con un committente che aveva parecchi concessionari d’auto, ci portò davanti ad un capannone pieno d’erbacce e tutto fatiscente “faccia delle foto che qui lo trasformiamo in punto vendita“. I porchi che non ho tirato in post produzione per trasformare l’aspetto del tugurio in un concessionario che nella realtà credo poi non sia nemmeno mai esistito, visto che se non ricordo male poi l’affare saltò.
Il fatto è che in talune situazioni, anzi direi quasi tutte, ci vuole l’occhio del fotografo. O meglio il frame del fotografo, cioè la capacità di guardare qualcosa e vedere un determinato rettangolo immaginario che è la composizione fotografica.
Mi ricordo che il mio ex collega fece una foto ad un soggetto interessante. Mi disse dove era il soggetto e un giorno passando di li ci provai, non perché volevo fare la stessa cosa ma per vedere se ero in grado almeno di avvicinarmi a tali risultati. Mi misi nella stessa posizione eccetera. Na schifezza. La luce chiaramente non era la stessa, manco i parametri. Insomma l’inquadratura era più o meno quella, ma il risultato era peggio di mediocre. Cioè una di quelle robe che quando scorri le immagini di sicuro in una ipotetica scelta la scarteresti perché non ti dice nulla.
Negli ultimi anni poi mi sono pure incasinato le cose da solo. Ho studiato un po’ di tecniche, idee eccetera. Ma poi quando arrivi sul campo, spesso una escursione quindi non ho la certezza di cosa mi troverò di fronte o cosa possa attirare l’attenzione, ecco che tutto l’apprendimento fa a farsi benedire. Perché? perché sono un pirla e ho comprato troppe macchine fotografiche. Risultato: mi incasino sulle varie funzioni e spesso non ricordo manco i comandi credendo che la tal cosa sia su una ed invece è sull’altra.
Due anni fa ad una bella visita di un paesino fantasma del 1500 piazzo la reflex per fare un foto ricordo (il selfie) con il mio collega di camminata. Imposto tutto, ho pure il telecomandino, vai imposto i 10 secondi classici. Invece dello scatto avevo impostato 10 scatti ad intervallo di un secondo. Le foto sono la prima in posa, poi io che faccio delle facce perché mi sto chiedendo che diavolo combina la reflex e il mio collega che ride a più non posso.
Ci vuole l’occhio del fotografo, la competenza sul materiale a disposizione e pure il tempo necessario. Certe foto richiedono molti, tanti scatti del soggetto. E la luce, cioè il momento giusto. Quindi ad una certa ora una cosa apparirà fotogenicamente stratosferica, per essere del tutto mediocre le altre restanti 23. Questo è possibile solo dopo aver individuato un soggetto che dia l’idea, ragionato a tavolino e programmato il tutto. Tutte cose che con l’escursionismo cozzano un po’. Ma per arrivare a quello si torna all’occhio del fotografo, cioè la capacità di vedere un oggetto in un rettangolo ma anche di proiettarlo nel momento più adatto con la luce (a meno che non si possa forzare la mano con luce artificiale).
Questo per dire che una volta ogni tanto becchi pure la foto di “culo” come quelle che vedete sulla copertina, un improvvisa perturbazione che porta in piena estate dei nuvoloni che creano foschia improvvisa, roba che va e viene nel giro di un minuto circa. Oppure un camoscio che sul calare della sera fa capolino dalla rupe. Ma vi assicuro che le altre migliaia di scatti sono imbarazzanti.
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