Nel 1994 poco più che ventenne, dopo aver convertito la patente C da quella militare, decido che è il caso di sfruttare questa opportunità a livello lavorativo. Trovo un annuncio di un’azienda vicino casa, rispondo, mi chiamano al colloquio e poi non succede nulla per oltre due mesi.
Un giorno di ritorno dal mare mia madre mi dice di essere stato cercato dal titolare di quest’azienda. Chiamo e mi passano il titolare. Avrei dovuto capire l’andazzo, tutto sull’incazzoso “ho chiamato ma lei non c’era!”. Eh certo sto ad aspettare te a tempo indefinito… ho vent’anni, siamo a luglio e ho tempo libero, me ne vado al mare che il lunedì poi è pieno di commesse nel giorno di pausa 🙂
Lavorerò per quest’azienda per 8 mesi, e saranno 8 mesi pieni di aneddoti tra il surreale e l’assurdo. La persona con cui avevo parlato era appunto il titolare, Finesse. No non è il suo nome chiaramente, ma quello che noi dipendenti gli avevamo affibbiato. Finesse, inteso come persona a modo, fine, elegante, quasi aristocratica. Non sto a dirvi che la cosa era volutamente ironica…
Non ho detto che l’azienda era un grosso magazzino che vendeva prodotti all’ingrosso. Il magazzino era parecchio grande e piuttosto lungo, quindi dagli uffici alla fine dello stesso saranno stati almeno 200 metri. Era normale quindi andare avanti e indietro con le biciclette al suo interno.
Oltre alle consegne il magazzino era aperto anche ai clienti. A settembre veniva preparato uno showroom con tutto il materiale relativo al Natale (essendo all’ingrosso è normale che si compri prima) e per l’occasione venivano parecchi negozianti. Nel bel mezzo di questi che stanno girando per visionare la merce arriva dagli uffici Finesse con la bicicletta.
Come detto, era settembre e faceva ancora caldino, quindi Finesse che aveva all’epoca sulla settantina, era nella tipica “mise” da magazzino. Cioè giacca, cravatta e camicia erano rimasti in ufficio. Immaginatevi un anziano signore con la bella canotta da muratore, quella con le spalle in vista, così come la panza tanto da ricordare il mago Oronzo.
Al suo arrivo vede un cliente e lo saluta come se fossero amiconi. Finesse era piuttosto esuberante e il suo tono di voce era sempre elevato. Impossibile non sapere che fosse nei paraggi, e appunto quando parlava impossibile non sentire cosa dicesse.
Dopo una serie di battute stile convenevoli “come stai eccetera” la sua risposta… Sai quando sto veramente bene io? Quando sto seduto nella tavola del cesso e mi libero con una bella ca###a
LOL!
I clienti, per la maggioranza signore, bloccati come in un flashmob all’unisono e il suo interlocutore tutto paonazzo in viso che si guardava in giro come a dire “boh, e chi lo conosce questo? è la prima volta che lo vedo!.”
Quando me ne andai dalla sua azienda, per molti anni dopo alle cene “carbonare” organizzate tra dipendenti ed ex dipendenti, era un catalogo di divertenti aneddoti. Ammetto che non ho mai incontrato dopo di lui un personaggio simile.
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QuellaVoltaChe: un friulano in toscana. – Walter's blog
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