Nel 1942 l’India è ancora una colonia Britannica assieme alle Indie orientali olandesi e come fa presupporre la data siamo nel bel mezzo della seconda guerra mondiale. In quell’anno infatti il Giappone invade proprio la parte olandese come piano strategico nel conflitto. Quindi la parte Indiana sotto il comando inglese è in forte stato di allarme.
L’estate del 1942 si rivela molto calda, con essa si sciolgono le nevi rendendo possibili passaggi montani sino ad allora difficili se non impossibili. Quindi le guardie forestali inglesi (in realtà si trattava di forestali indiani) sono costrette a spingersi più in alto per tenere controllata la situazione. In particolare una guardia è in ricognizione sul massiccio di Trishul, a oltre 5000 metri di altezza che fa parte del complesso dell’Himalaya.
Qui arrivato ad un laghetto glaciale di deriva conosciuto come lago Roopkund lo trova “scongelato” ed avvicinatosi alla riva fa una scoperta sconvolgente. Ci sono dei resti umani che affiorano, e molti altri visibili nelle limpide acque glaciali. Molti sono scheletri, ma si vedono chiaramente anche i capelli e la carne in decomposizione.
Il governo britannico si allarma pensando che sia un tentativo andato male dei Giapponesi di invadere la regione. Viene inviata una spedizione per stabilire la questione e ben presto ci si rende conto che i resti non appartengono a soldati giapponesi, i manufatti, parte dei vestiti e monili, fanno intendere che si tratti di persone molto antiche.
La cosa va avanti per moltissimo tempo, anche perché nel frattempo tra l’evolversi della guerra mondiale e l’indipendenza indiana la questione è finita nell’oblio più volte. Nel frattempo si è arrivati a determinare che i corpi in quel minuscolo laghetto di deriva dei ghiacci sono addirittura oltre 300!
Ma come è possibile che 300 persone siano morte in un lago a 5000 metri di altezza?
Una leggenda locale narra della storia del Re di Kanaji che assieme alla moglie in attesa di un figlio, alla servitù e parte della corte, andarono a pregare al santuario di Nanda Devi (una montagna di oltre 7000 metri). Al ritorno una tempesta di ghiaccio avrebbe sterminato il Re, la regina e tutta la corte proprio sul lago in questione.
Una variante parla invece della collera di un qualche Dio Indù che non gradì il fatto che dei stranieri avessero profanato con il loro passaggio quei luoghi sacri, infliggendo loro una morte orribile.
Nel 2018 con gli studi del DNA si è arrivati a determinare che i corpi appartengono a due etnie distinte, una caucasica e una locale della zona. Questo fa subito intuire che un numeroso gruppo, probabilmente europeo, è accompagnato da sherpa locali nell’attraversamento delle montagne o forse addirittura con l’intento di scalarle.
La datazione del radio carbonio pone la data intorno all’850 dopo Cristo. L’esame degli scheletri rivela che tutti sarebbero deceduti nello stesso momento e le cause sono derivati da violenti traumi da sfondamento. Infatti i crani e parte delle gabbie toraciche sono letteralmente scassate come se fossero stati oggetto di una violenta sassaiola.
Ma chi li avrebbe uccisi e perchè?
Dall’esame del luogo molto particolare per la disposizione dei monti e delle correnti è emerso che in passato si sono verificate delle violentissime grandinate, con scariche di ghiaccio grossi come macigni di oltre 20 cm.
Ecco quindi che molto probabilmente i viandanti dell’800 si trovano in una situazione simile, e senza avere la possibilità di riparo vengono letteralmente “mitragliati” dal cielo. Proprio come descritto dalla leggenda locale. I corpi rimasti nel terreno con il tempo sono stati trasportati dai ghiacci verso il laghetto che forma appunto un lago di deriva, facendoli concentrare in un luogo molto ristretto.
Lo specchio lacustre è per quasi totalità dell’anno ghiacciato, di fatto custodendo e in qualche modo proteggendo l’oscuro “carico umano”.
Questa storia ha attirato negli ultimi 10-15 anni molto turismo. Molti trekkers si spingono fino al lago Roopkund per visitare il “lago degli scheletri”. Oggi dei 300 corpi non rimane molto perché per assurdo proprio i turisti se li sono letteralmente portati via come inconsueti e macabri souvenir, tanto da dover far intervenire il governo locale.
Ma come ogni storia che si rispetti ci deve essere il colpo di scena. Uno studio recentissimo del 2019 direbbe che stando al DNA e alla datazione, delle 300 persone non tutte appartengono a quelle due etnie, ve ne sarebbero altre e addirittura ci sarebbero 1000 anni di differenza, con alcuni corpi che risalirebbero al secolo scorso.
Questa seconda analisi sembra piuttosto improbabile, infatti oltre ai corpi ci sono, come detto, i resti di antichi vestiari, monili e strumenti vari. Cosa che non troverebbe riscontro nel caso di decessi più recenti.
E’ interessante notare come la leggenda un fondo di verità lo avesse. E’ molto probabile che non tutti siano deceduti in quella sventura e qualche sopravvissuto sia poi tornato a valle raccontando la storia che poi nel tempo si è “infarcita” di dettagli “apocrifi” per diventare leggenda.
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