Io ne ho quattro. Un Philips Genie, credo del 97, un Nokia 6600 detto anche il nokiovo per la sua forma a uovo, un nokia 5800 ed infine un Samsung che in realtà non ho usato io. Chissà se sono tra uno dei più virtuosi o consumisti, perché tutti gli altri bene o male li ho venduti, e da 5 anni sto utilizzando lo stesso smartphone che penso sia un record personale.
Questa premessa mi viene dall’articolo su Business Insider che dettaglia una relazione su come in europa praticamente chiunque si ritrova con uno o più telefoni cellulari dismessi. Sarebbero ben 700 milioni. E la cosa presa nella sua dimensione complessiva è uno spreco di denaro e posti di lavoro, perché in effetti uno smartphone o comunque un telefonino è un aggregato di materiali piuttosto costosi che in Europa si importa, perchè non abbiamo giacimenti, quando invece si potrebbe riciclarli.
L’articolo poi riporta quello che è successo a me, inizialmente il ricambio dei telefoni aveva un ciclo più breve, mentre oggi è decisamente più lungo. Il motivo è facilmente comprensibile, in media i telefoni oggi costano di più, ma anche a livello di durata delle batterie e potenza di calcolo abbiamo più risorse che ci permettono di allungare la vita di questi compagni di viaggio.
Va detto che in effetti il riciclo di materiali così piccoli e così integrati tra loro non è una cosa semplice, per cui il calcolo globale di tutti i terminali dismessi fa “impressione” nel suo dato, ma poi dal punto di vista pratico la cosa cambia. Ogni terminale ha la sua forma e costruzione, quindi un eventuale sistema di riciclo andrebbe adattato con difficoltà varie e conseguenti costi.
In sostanza conviene venderlo, o addirittura svenderlo, perché comunque il potenziale riciclo non sarebbe allettante economicamente. Ed è poi questo il motivo per cui nei cassetti si tengono terminali vecchi. Da una parte perché uno pensa, caso mai si guasti il mio ho un backup, in realtà una scusa debole perché appunto le batterie a litio comunque si esauriscono indipendentemente dal loro utilizzo. Dall’altra perché ci sono i dati personali. E questo in effetti va detto che è un problema, ma dettato dall’ignoranza degli utilizzatori stessi, non dai dispositivi. Sin dai vecchi Nokia, che nei moderni telefoni, c’è sempre stata la possibilità del “reset di fabbrica” che di fatto elimina tutto e riporta il telefono allo stato software iniziale, solo che appunto gli utenti non lo sanno. Aggiungiamo che venderlo all’usato (a meno che il telefono non si chiami iphone) è una rogna, tra truffe e scocciature varie. Le poche campagne di trade-in sono relative solo a smartphone recentissimi e quindi i nostri “vecchietti” finiscono nel buio del cassetto.
Questo problema di un potenziale riciclo deve essere un argomento a livello politico, perché in effetti i produttori (per altro tutti extra-europei) per le questioni economiche di cui sopra non sono interessati. Incentivare economicamente a cedere il terminale vecchio per quello nuovo può passare solo attraverso una visione politica e allo stesso tempo industriale, perché a quanto pare un vero e proprio piano di recupero dei materiali nobili non esisterebbe.
Lo specchio di una società occidentale opulenta e consumistica, però qualcuno ne parla e magari nel futuro, speriamo più prossimo, la cosa avrà la sua attenzione e risoluzione.
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