L’undici di febbraio del 2020, quando ancora la pandemia doveva ergersi in tutto il suo potenziale, avevo scritto il post “reato di risparmio“. Non molto tempo dopo alcuni istituti italiani hanno alzato i costi di detenzione del conto corrente e di recente qualcuno ha promosso la chiusura unilaterale di contratto per coloro che hanno oltre 100.000 euro sul conto.
Come accennavo nel primo post, si sta delineando un “reato di risparmio” dove ovviamene il reato non è conclamato a livello normativo, ma lo diventa sul piano sostanziale. O detto in termini molto semplici, alcune banche non vogliono che deteniate soldi nel conto corrente ma vogliono che li esponiate ai rischi di mercato, o comunque fare in modo che ci sia un livello di disaccoppiamento tra la disponibilità reale e l’investimento in se.
Infatti un punto per nulla banale è la facoltà di entrare in possesso del proprio capitale, e non sto nemmeno dicendo direttamente in forma fisica ma persino quella elettronica. Ecco, con gli investimenti esiste sempre un periodo di blocco per cui fatto un investimento, a questo punto obbligatorio de facto, sicuramente non sarà direttamente disponibile il giorno stesso o quello dopo. Toccherà attendere un tempo variabile, che in talune condizioni potrebbe essere un dramma.
E il cerchio pare stringersi. In Danimarca, quindi non proprio gli scemi del villaggio, la Danske Bank ha rimodulato i contratti. Ora superate le 100.000 corone (pari a 13500 euro) si dovrà pagare la Banca con un tasso dal 0,6 a 1% affinché ci tenga i soldi. La scusa, buttata li come “sperimentale” è sempre la solita, legata al costo del contante. E qui stiamo parlando di una nazione che non ha l’Euro, ma la propria moneta.
In Italia la situazione sicuramente andrà non solo in quella direzione, ma sarà sempre più evidente considerando che proprio la pandemia ha indirettamente fatto aumentare di quasi il 10% i depositi sui conti correnti.
E siccome siamo un unicum a livello mondiale la cosa attira gli squali ad ogni livello. Come già evidenziato in passato si ri-parte con la carica dell’italiano, grezzo, sottoculturato, specie sul piano finanziario.
Le banche, infatti, hanno un ruolo sociale importante in questa fase, quello di spingere i risparmiatori a riflettere su una gestione più efficiente del proprio risparmio e a indirizzare la liquidità verso l’economia reale”.
I risparmiatori sono tenuti socialmente a “indirizzare” i loro risparmi nell’economia reale… Alla faccia del libero arbitrio, la spinta è fatta puntando un arma alla nuca. Insomma secondo questi soloni, siamo una nazione di pistola che invece di indebitarsi ha risparmiato… aspetta, ma non siamo indebitati a livello statale fino al collo?
A me pare piuttosto limpido lo schema. L’enorme massa di soldi privati deve passare di mano in un modo o nell’altro al mercato, che poi come il più classico dei raggiri ci saranno fallimenti, bolle finanziarie e chi più ne ha ne metta. Mentre il risparmiatore dovrà diventare un debitore, stile Stati Uniti dove il ciclo del debito è perverso ed oltre ad essere indotti ad acquisti non ponderati si è costretti a correre dietro a un numero di rate al limite del sostenibile.
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