Che dire notevole l’atterraggio di SN15 della SpaceX, anche se a mio avviso quello di SN10 fu molto più scenico, con le inquadrature dal basso decisamente wow. Quindi un passo importante raggiunto in un tempo decisamente breve. I razzi tipo Raptor che sembravano impossibili da gestire, si possono usare. Per giunta si può partire ed atterrare senza un torre di supporto.
Infatti lo scheduling dei vari test è davvero impressionante sul piano temporale, vero che sono prototipi, tuttavia essendo tali sono anche unici ogni volta. Ad ogni test si aggiunge roba che poi impatta sui valori precedenti, pensiamo solo al peso ma le variabili sono tantissime.
Nel frattempo parallelamente a questo Falcon 9 viene sparato nello spazio praticamente una volta a settimana. Penso che mai come in questo periodo nella storia umana abbiamo lanciato tanti razzi. E il Falcon nel booster primario e le coperture delle capsule (i fairing) vengono recuperati. Con il primo stadio che atterra oramai con precisioni sempre più certosine sulla chiatta.
Ma per arrivarci il percorso è stato decisamente complesso. La stessa SpaceX ha fatto un video auto-ironico sul numero di volte che il razzo si è stampato a terra.
Per altro come si vede dalle date, il primo atterraggio riuscito è antecedente di altri che poi hanno avuto esito negativo. Quindi un successo non ne decreta automaticamente gli altri. Questo per dire che SN16 o quello che sarà, potrebbe saltare in aria nuovamente.
Tuttavia come abbiamo visto dagli errori si impara, e facendo pratica si diventa perfezionisti. Oggi SpaceX è davvero parecchi anni avanti, dal punto di vista ingegneristico e industriale, a qualunque altro competitor. Basta vedere il razzo cinese, noi lo lanciamo poi cavoli di quelli che gli casca in testa. Con tutto il pianeta a fare calcoli per capire dove diavolo finirà. E a quanto pare anche loro di razzi ne vogliono lanciare parecchi.
E neanche parlare del sistema russo che appare quanto mai “vintage”. Secondo me il successo di SpaceX è consequenziale al mood lavorativo. Cioè la sfida era paradossale se la rapportiamo all’azienda dove lavoriamo, tuttavia i fallimenti non devono mai aver pesato sulle persone. Altrimenti lo stress avrebbe lasciato il posto al non risultato, visto che in quel caso l’essere umano va in “protezione”. Mi paro il di-dietro dal punto di vista formale e non vado oltre o non cerco rogne. “Don’t ask, don’t tell” è appunto una massima americana.
Per fare quello che stanno facendo questa gente deve essere primariamente serena e poi essere immersa in una forte appartenenza di gruppo.
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