Harald Blåtand Gormsen, o se vogliamo in italiano Aroldo “dente azzurro” Gormsson è stato il primo Re di Danimarca. Beh tecnicamente non il primo, ma diciamo che lo possiamo considerare tale.
Diventa Re a 23 anni e nella sua prima parte di regno si dedicherà a restaurare e ripristinare le chiese saccheggiate e distrutte da suo padre. Questo gesto altruista lo porterà a maturare che la religione poteva essere il mezzo per cui creare e rafforzare l’identità popolare.
E così fu, di fatto riuscì ad unificare quella che oggi è grossomodo la Danimarca anche perché oltre alla religione vi era un nemico comune, ovvero il popolo germanico di fine 900 d.c.
Tra le testimonianze più tangibili la Runa, ovvero un enorme masso, dove aveva fatto raffigurare un Cristo ed è poi divenuta una delle reliquie cristiane più note nell’area nord europea.
Meno noto il soprannome, dente azzurro, a cui vengono date svariate spiegazioni, dal fatto che gli piacesso i mirtilli, all’aspetto e persino alla leggenda di un dente marcio. Tuttavia da recenti scavi ed esami su resti umani sembra che allora fosse usanza colorarsi i denti di azzurro, probabilmente come effetto scenico di guerra. Pare infatti che questa usanza fosse in essere solo ai guerrieri, non alla popolazione civile.
Mille anni dopo in un’azienda Svedese, la Eriksson, alcuni ingegneri rimasti affascinati dalle vicende di Aroldo, decisero che era l’esempio perfetto per ciò che stavano realizzando. Ovvero unire i dispositivi proprio come Harald Bluetooth Gormsen aveva fatto con il suo popolo.
Utilizzando le lettere delle rune nordiche relative alla H (Haglaz) per Harald e la lettera B (Berkanan) per Blåtand (cioè dente azzurro) si ottiene dalla loro fusione il simbolo del Bluetooth. E dietro di esso quel riquadro tondeggiante simboleggia la pietra runica che è giunta sino a noi.
Quindi se vi siete mai chiesti perché quel nome così strambo per una tecnologia wireless, ecco spiegato il senso che a prima vista sembra non averne proprio.
Immagine di copertina di Wikimedia Commons
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