In questo periodo da isteria collettiva per Green Pass vorrei portare una storia che in qualche modo potrebbe idealmente collegarsi alla situazione attuale. Ovvero quando lo stato combina casini e finisce che qualcuno s’incazza. Ovviamente in questa situazione l’epilogo non è mai positivo.
Siamo negli Stati Uniti, più precisamente in una di quelle caratteristiche cittadine del Colorado. Una di quelle classiche da un migliaio di abitanti dove il paese si è sviluppato attorno alla statale. Un classico statunitense, mentre in Europa città e paesi si sviluppavano attorno ai corsi d’acqua, anche perché l’acqua corrente come la conosciamo oggi non esisteva, nel “nuovo mondo” non avendo tale necessità le cose erano diverse.
A Granby intorno ai primi anni 90 si trasferisce un ex militare. Il suo nome è Marvin John Heemeyer, classe 1951. Qui si improvvisa in imprenditore e acquista dalla contea, nel 1992, un appezzamento di terreno derivante da un fallimento. 42000 dollari questo è l’investimento, su cui costruisce un piccolo capannone dove vende e ripara marmitte per veicoli.
Le cose procedono normalmente, non è una attività che trasforma Marvin in un ricco imprenditore, ma non di meno il lavoro e i clienti gli permettono una vita serena, o quanto meno all’apparenza normale.
L’appezzamento dove risiede il negozio di marmitte è collegato alla strada attraverso una zona non edificata che (presumo fosse il 2000) viene acquistata dalla famiglia Docheff la quale è intenzionata a costruire una fabbrica di cemento. Chiaramente il progetto taglierebbe fuori l’azienda di Marvin, anche se va precisato che sugli altri lati dell’appezzamento vi erano e vi sono tutt’ora altre strade, sebbene non asfaltate poiché il terreno è pianeggiante.
La famiglia Docheff si offre per l’acquisto del terreno di Marvin. Inizialmente si accordano per 250.000 dollari, ovvero quattro volte l’investimento iniziale. Poi Marvin cambia idea e alza la richiesta a 375.000, pare che la controparte accetti. Ma a quel punto Marvin rialza ad 1 milione.
Nel 2001 l’equivalente del nostro piano regolatore comunale approva la costuzione del cementificio. Heemeyer si oppone per vie legali ma perde. Di fatto si ritrova senza l’accesso alla strada, ed è qui che si propone di costruirne una da se, tanto da arrivare a comprare un Bulldozer Komatsu D355. La Contea gli vieta qualsiasi operazione, minacciandolo di multe salate. Tenta una raccolta firme che però secondo la sua versione non ha successo perché il giornale locale lo danneggia in modo palese.
E qui succede il fattaccio. Durante la costruzione delle fondamenta dell’azienda di calcestruzzo vengono danneggiate le fognature dell’officina di Marvin. La riparazione sebbene fosse semplice gli viene negata e oltre al danno si aggiunge la beffa. Il comune multa Marvin per non essere collegato alla rete fognaria.
Per questo ed altri eventi le cose andranno a precipitare. Di fatto va a vivere dentro il capannone, qualcuno di tanto in tanto lo va a trovare, trovando una persona depressa e scoraggiata. Marvin era intelligente ed avendo lavorato nell’esercito aveva discrete conoscenze sulla balistica e sulle tattiche di guerra, oltre che da metalmeccanico avere esperienze sui materiali.
Ed è qui che modifica il bulldozer in quello che verrà rinominato in modo postumo il killdozer. Marvin unisce lastre di metallo con con vari componenti, di fatto creando dei materiali compositi che gli permettessero di resistere ai proiettili, anche di grosso calibro, oltre che ad esplosivi. Crea una sovrastruttura che sigilla letteralmente la seduta di guida, la quale come risultato non ha alcun tipo di finestra. Per “vedere” mette una serie di telecamere, anche queste protette da particolari plexiglass antiproiettile. E un condizionatore poiché il calore sarebbe aumentato in modo esponenziale. Inoltre mette tre bocche di fuoco con tre tipi di mitragliatore/fucile.
Lavorerà a questo progetto per un anno e mezzo, operando esclusivamente di notte per non dare nell’occhio. Anzi è lui stesso a stupirsi, quando qualcuno veniva nel capannone nessuno aveva fatto caso all’imponente struttura corazzata.
Il mattino del 4 giugno 2004 attiva la gru che cala l’armatura. E’ una operazione ad un solo senso, infatti non vi è nessuna porta di entrata o uscita.
I primo edificio ad essere lesionato è proprio il suo, esce fuori per fuori e si dirige sulla fabbrica di calcestruzzo. Il bulldozer attraversa le pareti come fossero carta. I detriti cadono sul mezzo, ma lui che può vedere solo attraverso le telecamere ha pensato anche a quello. Dei getti di aria compressa puliscono le lenti.
Si dirige vero il paese, distrugge il municipio, la stazione di polizia, quindi si dirige sul giornale locale per poi andare sulle case del giudice, del sindaco e degli assessori.
La polizia interviene ma si trova letteralmente impotente, non riescono nemmeno a neutralizzare le telecamere. Ad un certo punto un poliziotto riesce a salire sopra il mezzo e lanciare una granata sull’unica apertura, ovvero quella del tubo di scarico. Ma Marvin aveva pensato anche a quella evenienza. Interviene la SWAT che a sua volta non riesce a fare nulla.
Provano a mandargli contro una macchina operatrice piuttosto grossa, la scena è surreale. Due titani meccanizzati che si confrontano, roba da pellicola hollywoodiana. Eppure il Killdozer ha la meglio.
Il Sindaco dirà “sembrava uscito da un film, una di quelle macchine di Mad Max, ma fatta decisamente meglio”
Il governatore allertato valuta se far intervenire l’esercito con un Elicottero Apache munito di missili anticarro, ma il rischio di fare vittime civili è alto.
Nel frattempo Marvin decide di distruggere la ferramenta locale. Il motore del mezzo sotto stress è danneggiato nell’impianto di raffreddamento perché si vede parecchio fumo bianco e perde liquidi. Tuttavia con meno potenza è ancora operativo. Sfondando le pareti perimetrali della ferramenta arriva ad un punto dove la costruzione aveva delle fondamenta. Il peso enorme del mezzo lo fanno collassare sul terreno quel tanto che basta da rimanere bloccato.
La polizia locale e la SWAT lo circondano, si sente un colpo di arma da fuoco provenire dall’interno. Marvin si è tolto la vita. Le autorità ci metteranno oltre 15 ore di lavoro consecutivo per accedere all’abitacolo, per altro dopo aver fallito per tre volte con la dinamite.
La notizia ha fatto il giro del mondo e alcuni giornali usano la parola “killdozer” presa da un racconto di fantascienza di Theodore Sturgeon. Parola forse impropria, perché curiosamente l’unica vittima di questa vicenda è letteralmente Marvin. Incredibilmente in tutti gli edifici colpiti non si sono registrate vittime e nemmeno feriti.
Proprio per questa strana evenienza portano in molti a parteggiare verso la figura di Marvin. I tre fucili infatti non sono mai stati usati contro le persone, ma contro le bombole di propano che però non saltano in aria come previsto. Non di meno non ha mai investito persone o mezzi con occupanti, nonostante le parecchie vetture distrutte.
Casualità o intenzionalità?
L’FBI troverà delle cassette audio per un totale di circa due ore e mezza di spiegazioni sulle motivazioni del gesto. Da una parte è chiaro che il piano fosse fuori da ogni logica, tuttavia per costruire un carro simile ci voleva una dose di intelligenza che va in contrapposizione con il delirio. Per tutti coloro che ce l’hanno a morte con il sistema Marvin John Heemeyer, e ancor di più la sua creatura, il Killdozer, sono diventati un simbolo.
Non a caso il mezzo è stato distrutto un anno dopo e i pezzi portati in varie discariche affinché non vi fosse una ricerca al cimelio. Le vittime collaterali definiranno Heemeyer come un personaggio rancoroso e violento. I danni agli edifici e cose ammonteranno ad oltre 7 milioni di dollari, in parte coperte da varie collette.
Rimane una sorta di simpatia diffusa sulla rete e di colore per l’evento. Raffigurazioni, edizioni non ufficiali di lego, action-figure e magliette. Una produzione russa si è ispirata a lui per produrre il film “leviathan” del 2014. Nel 2020 Netflix ha dedicato il documentario “Tread” alla vicenda. Esiste anche un brano musicale.
Stabilire se Marvin avesse ragione o meno è complicato. Di certo era uno che se le legava al dito come si dice. Fa parte dell’animo umano anche questo. Chi lascia perdere e chi no. Ne è valsa la (enorme) pena?
Come concludere questa strana storia? con un ipse dixit proprio di Marvin:
Ero sempre disposto ad essere ragionevole fino a quando non dovevo essere irragionevole. A volte gli uomini ragionevoli devono fare cose irragionevoli
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