Ad un certo punto della mia “carriera” informatica facevo qualcosa che paradossalmente oggi non sono in grado di fare. Il maestro, o teacher come direbbero gli anglofoni. Oggi di mettermi a “tenere” un corso di qualcosa, proprio non se ne parla.
Anche perché negli anni mi si è abbassata la voce, quindi alzare solo il tono per me equivale ad urlare, che per assurdo una fatica immonda. Ad ogni modo nel 2001 avevamo come business collaterale, o meglio serale, dei corsi di informatica. Da quella base sino ai corsi di Macromedia Flash 4.
Per chi c’era in quegli anni sicuramente si ricorderà il periodo, per me parecchio assurdo, della prima bolla speculativa moderna. Neanche a dirlo in ambito informatico, mica ci vogliamo far mancare nulla. Oggi è ricordata come la bolla delle dot-com.
Infatti allora bastava fare un’azienda che si chiamasse canistracci dot com, che in borsa faceva sfraceli. Le cose poi assunsero situazioni del tutto surreali. Non c’erano informatici, allora letteralmente, per cui al colloquio di lavoro assumevano senza fare troppe domande. Poi il colloquio, quello vero, te lo facevano quando eri già stato assunto, in periodo di prova.
I giornali, specie quelli economici, pompavano la questione delle dot-com in modo a dir poco vergognoso. Ne più ne meno di quello che vedremo con le Blockchain e la De-Fi, ad un certo punto senza sapere o capire di cosa parlano, faranno endorsement paradossi. Così allora, non capivano una beata mazza dei computer, dei software, ma c’era la visione euforica del futuro.
Avevo già citato in un vecchio post, un manager in quel periodo mi disse che facevo un lavoro importante, perché nel futuro si venderà solo via internet, e il panettiere potrà vendere il pane dall’altra parte del mondo. Inutile che vi dica che nella mia testa girava la domanda: “perché uno di Honk Kong dovrebbe comprare il pane in Italia?” magari in un paesino di montagna. Non ha minimamente senso. Ma allora con il bombardamento mediatico, la bolla (che allora non era scoppiata) con i prezzi “to the moon” davano prospettive che accecavano il senso della logica delle persone.
Ma torniamo ai corsi, ovvio che in quella situazione il corso di informatica base andava costantemente esaurito nei posti. In una di quelle sessioni tra i corsisti ci stava un vecchietto. Che a dirla tutta del corso non ha capito una benemerita mazza. Mi ricordo che entrando in un sito web non era stato in grado di “capire” che quella roba sopra era un banner che scimmiottava una finestra di windows. Lui ci cascò con tutte le scarpe, credendo fosse una finestra reale.
Dei corsisti più o meno si capivano le curiosità, le aspirazioni e da li anche quale era la professione. Ecco del vecchietto era impossibile capire, tanto che pensai fosse un curioso (nel senso etimologico del termine) pensionato. Dopo l’ultima lezione si intrattenne a conversare con il mio socio, e lui fu in grado di capire cosa faceva e perché era venuto al nostro corso.
Questo personaggio, che a vederlo non gli davi due spicci, era un investitore per un noto istituto bancario. Gestiva vagonate di danari della zona, e appunto aveva comprato cifre improbabili di azioni dot-com. Ma senza sapere esattamente come mai queste salissero. Ecco perché era venuto a fare il corso. Chiaramente sbagliando, ma questa non era totalmente una sua colpa, ancora oggi l’informatica è per molti una sorta di calderone che parte dalle lavatrici ai razzi della SpaceX. Dopo neanche dieci giorni dalla fine del corso scoppiò la bolla. Probabile che vista l’età di Bubbleman, così lo ribattezzai, se la sia asciugata andando in pensione. Perché le perdite sicuramente furono dolorose.
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