Prendo spunto dal meme di @hivelander dell’altro giorno. Perché di punto in bianco ho visto un po’ di video vecchi rispuntare dal passato che parlavano di Satoshi Nakamoto.
Non sapevo ci fosse il white paper day, ovvero il documento pubblicato il 31 ottobre 2008 dal fantomatico Nakamoto e che fa da fondamento per Bitcoin. Pratica per altro divenuta standard obbligatorio per qualsiasi altro progetto blockchain.
Ovviamente con la questione risalta fuori sempre la solita domanda, chi fosse Satoshi Nakamoto. Ne abbiamo sentito parlare nelle forme più svariate, fino ad arrivare al completo paradosso. Come i fratelli Bodganoff che dissero non solo di sapere l’identità, ma che Nakamoto in persona gli avesse dato un Bitcoin fisico. Una sorta di prototipo. Ovviamente non ha nessun senso e la cosa è chiaramente una minchiata.
Personalmente reputo che la questione sia anche piuttosto semplice. Un funzionario dei Carabinieri (che a dispetto delle barzellette sono ben competenti di indagini) mi disse che “la pera non casca mai lontano dal pero”. Ovvero il 90% dei casi l’indiziato principale che poi si rivela essere quello giusto è li intorno, basta cercare gli indizi.
Immaginate che nel vostro lavoro un giorno ricevete via mail una offerta da parte di Mario Rossi. Questo vi propone di fare qualcosa di nuovo nel vostro ambito lavorativo. Le specifiche sono molto precise e presuppongono che Mario Rossi sia a sua volta molto competente. Ma nonostante ciò la parte operativa la chiede a voi. Si tratta di un lavoro non banale e che richiede settimane, forse mesi. Ma quello che è ancora più assurdo è che Mario Rossi non vi pagherà, ovvero vi darà parte degli introiti di quel lavoro, sempre che questo abbia successo.
Stante questa condizione, quale è secondo voi il tempo, espresso in nanosecondi, in cui lo mandate to the moon, ma con un calcio?
Eppure è quello che sarebbe successo. Nakamoto fa il white paper ma poi chiede aiuto per realizzare una parte saliente ad Hal Finney. Un ingegnere e programmatore informatico che aveva lavorato addirittura con Phil Zimmermann, ovvero il creatore del protocollo di criptazione PGP. Insomma non stiamo parlando del primo cretino che passa per strada.
Nakamoto pagherà per il lavoro Finney in Bitcoin ed è la prima transazione che viene effettuata. Da li in poi Finney lavorerà su Bitcoin per parecchi anni fino alla morte avvenuta nel 2014. Il contributo di Finney, a cui si aggiungono altri, aumenta mentre la figura di Nakamoto scompare quasi subito. L’ultimo post pubblico è del dicembre 2010, mentre la sua ultima email nota è quella del 26 aprile 2011 con Gavin Andresen per il passaggio di consegne della repository di Sourceforce e il dominio internet.
Altri indizi, Finney abitava a poca distanza da un altro collega informatico, Dorian Prentice Satoshi Nakamoto, da cui potrebbe aver più o meno inconsciamente preso a prestito il nome per fare un account fake.
Secondo alcuni esami di analisti forensi, il modo di scrivere di Finney è molto simile per alcuni, per altri sovrapponibile in toto, agli scritti di Nakamoto.
Finney e Gavin Andersen ad oggi sono le uniche persone ad aver avuto un contatto privato, sebbene per via telematica, con Nakamoto.
L’attività come profilo pubblico di Nakamoto è molto rapida, fine 2008 il whitepaper, si contano poco meno di 500 post fino al dicembre 2010. Compatibile con il comportamento plausibile di qualcuno che avrebbe continuato ad operare, ma anche per non incasinarsi era meglio “killare” la figura fittizia per non compromettere tutto con una gaffe involontaria.
Se fossimo dinnanzi ad una indagine poliziesca, posto che sarà anche stata fatta sebbene in modo non ufficiale visto e considerato che in questa storia i reati sono tutti da provare, penso che la conclusione logica sia quello di sovrapporre la figura di Hal Finney con Satoshi Nakamoto.
Chiaramente Finney ha negato questa associazione, ma questo credo sia del tutto legittimo e logico. Ad un certo punto il gioco era diventato pesante tanto che lo stesso viene bersagliato da persone che gli chiedono dei Bitcoin come estorsione. Incredibilmente è stato anche la prima vittima.
Una nota curiosa. Dopo la morte il suo corpo è criopreservato presso la ALCOR, una società che si occupa di questo tipo di attività. Attività decisamente dispendiose sul piano economico.
Se stiamo alla semantica poliziesca, il pero più vicino all’albero è sicuramente quello descritto in questo post. Un giorno si saprà la verità, probabilmente dai figli o dai parenti che andranno a movimentare i blocchi che si sa per certi appartenere a Nakamoto, ancora oggi cristallizzati dal 2010.
Immagine di copertina Jordy Meow from Pixabay, Pubblicato su Hive.
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