L’altro giorno esco da casa, nebbia. Al lavoro i commenti “che nebbione”; “non si vedeva nulla”. Per me quella non era nebbia, era un po’ di foschia. Anche perché la nebbia, quella vera, l’ho vissuta in una giornata delirio difficilmente dimenticabile.
Avevo poco oltre i 20 anni, e per qualche anno ho fatto il camionista, più o meno, nel senso trasportavo la merce dell’azienda presso i clienti. Quindi non era una “vita da camionista” che parti e non sai quando torni, di media 6 di sera ero già a casa, a volte anche da un pezzo.
Più variabile invece l’inizio, potevo partire anche alle 4 del mattino. Motivo per cui avevo le chiavi della fabbrica, letteralmente, e i codici di sblocco del sistema di allarme. Quel giorno partenza alle 6, direzione Monselice, vicino Padova.
Una giornata come le altre, esco di casa, prendo la mia gloriosa Clio 16V e vado in fabbrica. Nulla di strano, visibilità ottima. Sembrava prospettarsi una bella giornata. In fabbrica il percorso era: entrare negli uffici, sganciare l’allarme, andare a timbrare, rientrare negli uffici, firmare le bolle, andare a prendere il camion che era dentro la fabbrica, ma dalla parte opposta dei capannoni. Uscire dal cancello motorizzato, chiuderlo e iniziare il viaggio.
Il tragitto dagli uffici allo scarico merci prevedeva di passare per la produzione. Per un po’ di tempo andai con una piccola pila, ma c’era il rischio di farsi male. Oltretutto la cosa era anche un po’ sinistra, cioè tutto buio, dove intravedevi le sagome dei macchinari. E sempre rumori di qualcosa, acciai che si dilatavano o forse anche solo la pressione dell’aria. Per cui dopo un po’ decisi che accendevo le luci e le lasciavo accese. Fregacazzi, tanto le avrebbero accese comunque due ore dopo.
Infatti una volta preso il mezzo, non tornavo di nuovo negli uffici, riapri eccetera. Mi partiva mezz’ora solo per quello. Anche perché la fabbrica aveva due cancelli motorizzati, per cui entrava da un lato e uscivi dall’altro.
Quel giorno arrivo, accendo il camion e apro il portone, quel maledetto non era motorizzato ma a mano. Per giunta non si sa perché ma ogni volta gli finivano addosso per cui era anche storto. E stiamo parlando in un portone alto quasi dieci metri e largo almeno 6.
Lo apro, e nel momento in cui dopo lo sforzo di farlo arrivare a fine corsa mi giro verso l’esterno rimango di stucco. Riuscivo a vedere la recinzione a circa 10 metri, ma oltre era svanito tutto.
To be continued…
Articolo pubblicato sulla Blockchain Hive.
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