Ne parlavo alla pausa caffè con un collega. Quella che era una sensazione estemporanea, in realtà era condivisa. Ho fatto una “ricerchina” veloce, ed in effetti è vero.
Andando sul sito del ministero https://bandaultralarga.italia.it/ c’è la mappa con i lavori, l’avanzamento degli stessi e la copertura. Se vado nella mia regione, magia delle magie. Tutto blu scuro, che significa copertura totale.
Totale dove? Comincio a “zoomare” verso il mio comune, e il colore non cambia… perplessità totale, ma come?
screenshot preso dal mio computer
Ad un certo punto dopo il caricamento appare la carta del comune, tutta blu scuro e le zone lavorate. In pratica sì e no 600 metri verso la periferia. Oltretutto delle case che risultano cablate, ho fatto un check sul sito https://fibermap.it/ che riporta sostanzialmente tutti gli operatori, nonché i dettagli del punto più vicino (la classica colonnina telecom). Insomma, non esiste traccia di una FTTH, cioè la fibra portata sin dentro casa.
Questo non significa che non esista, ma che di fatto i lavori anche se completati non sono operativi.
Nel mio comune i lavori sono stati fatti nel 2023 per qualche settimana, e con quei seicento metri hanno dato diritto di “coprire” tutto il comune dal punto di vista formale. Guardando tutti i comuni limitrofi, salta fuori la stessa cosa. Un pezzetto di via su una direttrice principale, tutte verso il limite geografico, e magicamente tutto il territorio diventa blu.
Non ci vuole un esperto per comprendere la situazione. La classica mandrakata all’italiana. Se non altro tra i polli vi è stata la vecchia Telecom, che ci ha creduto e ha cablato le colonnine in fretta e furia. Nel 2018 dalle mie parti, dopo che Open Fiber aveva annunciato di arrivare da lì a poco.
Per cui se non altro praticamente tutto il comune è diventato FTTC, cioè la fibra arriva alla cabina stradale, e poi prosegue con il doppino di rame degli anni Sessanta fino a casa. Se hai culo come il sottoscritto, arrivi e superi i 100 megabit al secondo, se sei troppo lontano vai ben al di sotto di questo valore. Chiaramente per il download, perché l’upload rimane limitato, visto che non è una fibra reale, e il protocollo è quello derivato dal vecchio DSL.
Onestamente non mi lamento, a me basta e avanza, anzi ricordo che dove ho lavorato per un’azienda software, il collegamento era questo e ci tenevamo su una dozzina di persone.
Semmai il discorso è economico, nel senso che paradossalmente la FTTH risulta più economica dal mio lato. Il mio stesso operatore me la farebbe pagare circa tre euro al mese in meno, dandomi però una Giga sia in download che upload.
Dal mese di luglio 2024, TIM ha ceduto la sua rete infrastrutturale (Fibercop) al fondo americano KKR. Oltre ad una compagine araba, ad un fondo pensionistico canadese, e al ministero dell’economia italiano. Il fondo KKR controlla il tutto con poco meno del 40%.
Questo ha permesso di alleggerire di debiti di TIM che derivavano da decenni di scalate a “debito” fatte dal solito “personaggetto” di turno. Il quale per giunta si divertiva a vendere asset immobiliari o società collegate per fare cassa. Di tutto ciò possiamo incolpare i governi italiani di destra e sinistra che in parte hanno taciuto, in altra parte hanno addirittura regalato l’azienda ad improbabili capitani di (s)ventura.
Quindi TIM è un mero operatore da “ultimo miglio”. La rete fibercop è finita in mano ad americani e non si è consolidata con Open Fiber. Come dire, non c’è visione d’insieme, o meglio qualcuno ce l’ha anche avuta, senza però arrivare a concretizzarsi.
La rete infrastrutturale non è uno scherzo, e dovrebbe essere gestita dallo Stato per suo interesse.
So che questa ultima frase suona male, e visto il passato c’è da capirlo. Aggiungiamo poi che Von der Leyen e compagni (olandesi) di merende vogliono l’esatto contrario, ma una rete dati e telecomunicazioni fuori dal controllo dello Stato è una concreta minaccia allo stesso.
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