Questa storia, che in realtà di strano non ha nulla semmai è l’apoteosi dell’ignoranza, intesa come non conoscenza, e che in questo strano periodo di psicosi da corona virus deve portare a rilanciare il concetto di cultura universale dell’uomo.
Siamo nel 1985 in una città a non molta distanza da Brasilia, appunto in Brasile. La città si chiama Goiânia. In quell’anno l’ospedale viene spostato in una struttura più nuova, una operazione che succede in molte parti del mondo, il progresso spesso richiede strutture edili e impianti tecnologici più nuovi, aspetti che in un ospedale hanno la loro importanza. Quindi avviene il trasloco ma non tutto viene portato nella nuova sede.
Succede infatti un intoppo, per certi versi “italico”, una disputa legale proprio sull’immobile e gli impianti tra l’istituto e la proprietà dell’immobile che fa capo ad una società cattolica di carità. Infatti i primi ritengono di dover trasferire anche parte degli impianti, tra cui una macchina di radioterapia, mentre la società ritiene che sono suoi. A seguito di un tentativo di entrare in possesso di parte dei materiali da parte di un funzionario il tribunale manda una guardia nel vecchio nosocomio.
In effetti il tribunale è conscio proprio della pericolosità della macchina per Radioterapia, ovvero una Cesapan F-3000, progettata dalla ditta Baranzetti & C. di Milano negli anni ’50. Questo particolare macchinario usava 93 grammi di Cesio-137 per le operazioni a cui era stata pensata. Il Cesio-137 è un isotopo radioattivo, un sottoprodotto della fissione nucleare da uranio, e tra le sue particolarità è proprio la sua emissione di radioattività a renderla molto pericolosa. Per far capire di cosa stiamo parlando, nella zona rossa attorno a Chernobyl, la principale forma di radioattività deriva proprio dal Cesio-137 decaduto dalla centrale dopo l’incidente del 1986.
Torniamo al nostro ospedale, sono passati due anni, siamo nel settembre del 1987, in particolare il giorno 13 la guardia si da malata mentre in realtà quella sera andrà al cinema a vedere “il maggiolino Herbie sbarca in Messico”. Quindi l’ospedale rimane incustodito.
Ad accorgersi della mancanza della guardia sono gli spazzini Roberto Alves dos Santos Mota e Wagner Pereira che introdotti nel vecchio nosocomio trovano la Cesapan F-3000. Incredibilmente, visto anche il peso del macchinario, riescono a caricarla su una carriola e a portarla a casa di Alves con l’intento di smontarla e venderla come pezzi di rottame. Già la sera stessa i due accusano problemi di nausea, tuttavia non li fermano dal loro intento.
14 settembre. Il giorno successivo Pereira riesce a praticare un foro sulla testa rotante del macchinario, senza tuttavia accedere alla capsula del Cesio-137. Lo stesso giorno Pereira accusa vertigini e diarrea, mentre le mani cominciano a gonfiarsi mostrando segni di ustioni.
15 settembre. Pereira si reca in ospedale, dove gli diagnosticano una intossicazione alimentare e lo rimandano a casa.
16 settembre. Alves continua nel frattempo il lavoro di smantellamento nel giardino di casa, e con un cacciavite riesce a penetrare la capsula contenete Cesio-137. Quello che vede è una luce blu iridescente, probabilmente derivata dal cesio a contatto con l’umidità dell’aria. Alves crede inizialmente si tratti di polvere da sparo e prova persino a dargli fuoco.
18 settembre. Alves vende il Cesapan ad una ditta di rottamazioni, un dipendente viene a ritirarla con una carriola portando in giro per la città una capsula di Cesio-137 esposta. Il proprietario, Devair Alves Ferreira, rientrando in sede nota proprio l’iridescenza del Cesio e pensa che sia di valore per via di una possibile proprietà soprannaturale.
19-20 settembre. Nei giorni successivi Ferreira invita parenti ed amici a vedere la strana luce blu, ed addirittura offre una ricompensa a chi riesce ad estrarre completamente il materiale che si vede solo da una piccola fenditura nella capsula. La sua intenzione è quella di fare un anello per la moglie Maria Gabriela Ferreira di 37 anni.
21 settembre. Un amico di Ferreira, il cui nome non è mai stato reso noto, riesce ad estrarre dalla capsula alcune parti di cesio, grandi circa come un chicco di riso. Alcune parti le tiene per se e suo fratello, dando il resto a Ferreira. Questo ne distribuisce ad amici e famigliari. In casa la moglie comincia a mostrare i primi sintomi da irradiazione.
24 settembre. Ivo, il fratello di Alves Ferreira, riesce ad estrarre un po’ di polvere di Cesio. Arrivato a casa una parte gli casca sul pavimento. La figlia di 6 anni è proprio seduta sul pavimento che mangia un panino e ammaliata da quella luce blu la tocca con le mani e accidentalmente la ingoia.
25 settembre. Ferreira vende il Cesapan F-3000 ad un altro sfascia carrozze.
28 settembre. Maria Gabriela Ferreira si accorge che qualcosa non va, troppa gente intorno a lei presenta sintomi di malessere, inizialmente crede che sia dovuto ad un succo che aveva preparato il giorno prima, ma poi comprende che la causa era quel macchinario con la strana luce blu. Di sua iniziativa, con un dipendente, vanno dallo sfascia carrozze che ha il Cesapan. Qui prende dei pezzi, li mette in un sacchetto di plastica, poi prenderà l’autobus andando in ospedale dove incontrerà il medico Paulo Roberto Monteiro. Questo sospetta di aver a che fare con il Cesio.
29 settembre. Monteiro chiama un fisico dell’AIEA, ovvero l’agenzia per il nucleare Brasiliana, il quale con un contatore scintillazione NUCLEBRAS conferma la presenza del Cesio. Vengono finalmente avvisate le autorità.
18 ottobre. Admilson Alves de Souza, di 18 anni, tra i primi che aveva aiutato Mota e Pereira muore a seguito di gravi emorragie interne e problemi cardiaci.
23 ottobre. La figlia di Ivo Ferreira di 6 anni e Maria Gabriela Ferreira muoiono a seguito delle gravi esposizioni da radiazione. Wagnes Pereria, uno dei due spazzini, subisce l’amputazione del braccio.
27 ottobre. Israel Baptista dos Santos un dipendente di Ferreira muore a seguito di complicazioni linfatiche.
Circa 130 mila persone andarono negli ospedali prese dal panico, 250 di esse mostrarono lievi segni di esposizione alla radiazioni, solo 20 di queste furono ricoverate per patologie più serie.
Venne requisito il terreno del vecchio stadio olimpico. Qui vi furono interrati i resti di 42 case demolite oltre ad oggetti personali dei 250 contagiati. Inoltre vennero demoliti 3 autobus e 14 autovetture con riscontro positivo di radioattività. I luoghi del misfatto di Alves e Ferreira, dove il Cesio sostò rispettivamente per 6 giorni a testa, tutt’oggi non sono più edificabili.
I fratelli Ferreira incredibilmente sopravvissero nonostante le enormi esposizioni alla radioattività. Tuttavia il destino era chiaramente segnato dalla vicenda. Alvos Ferreira morì nel 1994 a seguito di depressione e abuso di alcolici. Ivo lo seguì nel 2003, anch’esso in stato di forte depressione, morì per gravi complicazioni polmonari.
Roberto Alves dos Santos, il primo ad accedere alla capsula è sopravvissuto. Ha cambiato città e fa il pastore evangelico. Wagner Pereira come detto ha per il braccio ma è ancora in vita. Paradossalmente entrambi sono stati assolti dalle accuse, così come i fratelli Ferreira.
Questa storia chiaramente è assurda se la si considera a posteriori. Se i due spazzini, poco più che ventenni, avessero avuto una cognizione di causa di cosa sia il Cesio-137, o quanto meno la radioattività, probabilmente non ci sarebbe stato nessun incidente. Stessa cosa, forse in modo anche più negligente, l’imprenditore delle demolizioni che invece di capire crede di trovarsi davanti ad un manufatto con poteri soprannaturali. Si denota l’evidenza dell’essere ignoranti e cagionare danni anche chi, nonostante tutto non c’entrava nulla, come gente che era sul bus o probabilmente si è trovata ad incrociare queste persone.
Fonte: Wikipedia
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