Era un bel pezzo che non sentivo quelle parole, sicuramente più di dieci anni, se non quindici, ed è il motivo per cui non sopporto ad aver a che fare con le attività di help desk.
“Prima che lo butto fuori dalla finestra” riferito al PC. E chiaramente la frase è tutta un sott’inteso, che in soldoni si riferisce a me indirettamente poiché se lui butta il computer fuori dalla finestra, che si presume essere frutto del mio lavoro, in modo sottile si viene a dire che non avrei fatto un buon lavoro e dovrei sentirmi chiamato in causa a risolvere la questione, prima che lui agisca in modo drastico.
E come al solito offro la mia risposta standard “beh visto che avrai le mani occupate, ti apro la finestra“. A seconda del personaggio segue strabuzzamento d’occhi, qualcuno si incazza il doppio ma non sa bene dove andare a parare e s’incazza ancora di più.
Anche perché, come si può intuire, se si tira in ballo “un colpo di sponda” anziché parlare in modo diretto è chiaro che pure il personaggio di turno è cosciente del fatto che vuole da me la soluzione, ma sa che non sono io la causa.
E la frase è pure stupida, perché per certo il computer in questione non è mio, quindi o è suo, e di fatto può benissimo buttarlo dalla finestra come dargli fuoco, oppure è dell’azienda ed in quel caso poi deve spiegare come mail il parallelepipedo di latta sia “volato” fuori dalla struttura. Che poi me l’immagino il case che vola fuori con traiettoria discendente e centra in testa qualcuno che ignaro di tutto sta passando nel momento sbagliato. E questo pure nel caso la finestra dia su una distesa di campi o sul nulla cosmico. Perché si sa che la sfiga ha dieci decimi.
C’è poi il discorso delle proporzionalità, cioè la frase sottintende una foga e un astio perché si spara 100 per ottenere 1, quando di fatto non serve assolutamente a nulla, in quanto basterebbe chiedere.
Immagine di copertina di iKLICK from Pixabay
Scopri di più da Walter's blog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.