Un un precedente post avevo comparato Android versus Iphone da un punto di vista differente. Tuttavia un punto di vista equiparabile è sicuramente quello relativo alla privacy.
La questione va posta su due livelli distinti, ovvero il sistema operativo e le app. Prima di entrare nel tecnico è evidente che iphone e android partano da due concetti diversi, che sono rispettivamente le due aziende che ne detengono i diritti.
Infatti bisogna porsi la domanda, ma Google ed Apple, a quale core business appartengono/puntano? Nel caso di Apple, questa produce hardware e software ed eventualmente i servizi annessi. Google invece vende pubblicità, o meglio spazi pubblicitari. Gmail, Youtube e Android sono di fatto piattaforme per veicolare pubblicità, e non a caso ce le propinano gratis, per lo meno nel rapporto diretto con l’utente finale.
Da qui si comprende che Apple vede la questione privacy in modo diverso da Google. O per lo meno, fino ad Android 9.. infatti il secondo livello, quello delle app è decisamente degenerato nel tempo, per cui in android 10 il sistema di controllo della privacy è sostanzialmente identico nel concept a quello di iphone.
Il casino è che Android è un sistema fortemente frammentato, e le app viaggiano in modo trasversale. Per cui si può dire che il 98% del parco circolante android è di fatto il far-west. Basta prendere delle app a caso nel play store, e guardando le autorizzazioni richieste molto spesso hanno accesso alle foto, ai contatti, alla vostra posizione e persino alle telefonate e gli sms. Si tratta spesso di accessi del tutto inutili ed inopportuni. Ad esempio una nota applicazione di radio online vuole conoscere la lista dei contatti e poter accedere agli sms. Chiaramente questi con la scusa di poter condividere qualcosa, possono di fatto agire come un trojan horse a tutti gli effetti restando nel lecito. Perché della condivisione, o della funzione accessoria che userà si e no l’uno per cento delle utenze, per contro regala, letteralmente, l’accesso a dati che valgono danari reali e che possono rivendere a terzi sotto forma di profilazione.
Ho notato poi che la situazione è particolarmente subdola, ad esempio le app meno note o che cercando di farsi strada a livello di notorietà partono con un profilo basso. Per cui magari la installi perché appunto potrebbe non avere perfino nessun tipo di accesso. Ma poi versione dopo versione le cose cambiano. Solo che in fase di aggiornamento, e spesso si aggiorna anche 10-20 app alla volta, non si presta attenzione a quel messaggio, magari perfino fastidioso, in cui quel programma innocuo di mesi prima ora è diventato anche lui un trojan horse.
Gli smartphone dovrebbero regalarli, ed invece spendiamo cifre folli per fare la parte dei polli da allevamento intensivo, qualcun altro guadagna ed ha tutti gli strumenti per spennarci.
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