L’articolo, come si vede dallo screenshot di cui sopra, esordisce sul fatto che una capsula riciclata si è agganciata (in realtà quando è stato pubblicato l’articolo questo doveva ancora avvenire) alla ISS. Una sorta di ignominia, non si possono mandare robe riciclate in una missione del genere…
La capsula di cui si parla, senza citarla espressamente, è la crew-dragon messa in cima ad un Falcon9 di SpaceX. Insomma… capsula un corno… semmai navicella spaziale, visto che dietro ha ancora i razzi di manovra e diventerà capsula solo nell’ultimo stadio, quello di splash-off nell’oceano.
Il fatto che sia riciclata poi, non penso proprio sia una ignominia, semmai il contrario. E semmai non è manco la prima volta. Tutta la serie Space Shuttle di fatto hanno attraccato sulla ISS ed erano “riciclate” pure loro.
Non è chiaro se il giornalista faccia confusione tra capsula e modulo, cioè la parte che poi diventa espansione della ISS stessa, oppure abbia fatto una porcheria giornalistica con il solo scopo di giustificare una non-notizia.
Ovvero che la ISS potrebbe essere smantellata e che costa troppo, ma questo era piuttosto evidente già dall’inizio. La stima dell’ESA è che la stazione costi 100 miliardi in 30 anni, mentre altre agenzie hanno stime più vicine ai 200 miliardi.
Circa la dismissione, anche questa era prevista da tempo con una data indicativa al 2024. Infatti i vari moduli, che appartengono a Russia, America, Canada, Giappone ed Europa in una complessa ripartizione di diritti d’uso e di proprietà, vedono appunto dei progetti di riutilizzo.
I russi avevano già nel 2008 dichiarato che al termine della ISS avrebbero separato i loro moduli, per poi ricomporli in una stazione totalmente di loro proprietà, sotto il progetto OPSEK.
Stessa cosa per i moduli NASA/ESA che avrebbero il compito ben più futuristico, e audace, di creare una sorta di “fabbrica” di assemblaggio di veicoli direttamente in orbita.
La ISS ha visto iniziare i lavori costruttivi nel 1998, mentre l’insediamento è avvenuto nel novembre del 2000. Quindi moduli e progettazioni hanno già superato il loro periodo di vita indicativo. E’ piuttosto naturale che la struttura, anche in merito a questi 20 anni di esperienze, necessiti di una riprogettazione.
La questione del dopo sicuramente è in divenire. I costi sicuramente sono alti, come lo erano nel 1998. Lo scopo invece potrebbe essere diverso, in fondo le sperimentazioni scientifiche dovrebbero terminare proprio nel 2024 e senza di queste, quali vantaggi ci potrebbero essere?
La stazione vacanza per super-ricchi ritengo sia improbabile. E’ vero che gli astronauti oggi hanno una età media considerevole. Il nostro grandissimo Paolo Nespoli oggi ha 64 anni, tuttavia la complessità e i requisiti fisici per un viaggio simile, oltre alla parte di training non garantirebbero un mercato sostenibile.
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