In altro post avevo introdotto la figura di Finesse e l’azienda per cui ho lavorato solo otto mesi.
Un giorno il capo di punto in bianco mi fa “Domani devi andare a PaesinoDellaToscana” a prendere materiale. Non ricordo più il nome del luogo, era da qualche parte tra Prato e Pistoia. Quella giornata fu particolarmente comica anche per una serie di concatenazioni che racconterò in altro post.
In uno dei luoghi che dovevo visitare feci una delle mie gaffe più surreali. Arrivai in quella che era in tutto e per tutto il cortile di una villetta, solo che nei garage c’erano tutta una serie di macchinari che sfornavano a pieno ritmo delle scope. Il titolare faceva letteralmente tutto da solo, e la cosa doveva rendere pure parecchio visto che sotto una specie di gabbiotto c’era una fiammante Ferrari con il suo tipico colore rosso.
Ad ogni modo, il tipo porta fuori i bancali di roba che dovevo caricare, e poi mi dice “devo assentarmi intanto che carichi, se ti servo sono la”. Ok la dove? boh vabbè intanto carico. Avevo poco più di 21 anni, per cui con l’agilità di un gatto e la forza di Maciste carico tutto a velocità spaziale. A quel punto ho bisogno del tipo che mi faccia la bolla di carico. In quello vedo una signora anziana, che poi scoprirò essere la madre del titolare.
Ora dovete capire che oltre essere luglio, e fare un caldo boia, per me era una giornata piuttosto stramba e avevo l’assillo di finire per tempo. Questo poiché avevo scoperto solo al primo carico quale fosse il programma della giornata. Quel genio di Finesse era solito non dire nulla. Nei primi anni 90 non esistevano i navigatori, ma dovevi fare tutto con la cartina, quindi andare da A a B (con un camion) spesso era una avventura. Insomma ero in paranoia.
Come se ciò non bastasse nel vedere la signora anziana che assomigliava ad una mia parente, inconsciamente ho impostato il cervello in una modalità differente. Il perché è dovuto al fatto che la mia anziana parente non sapeva l’italiano ma solo il friulano. Oggi può sembrare un’assurdità, ma ancora nei primi del 900 non era infrequente trovare persone non scolarizzate.
Con questa premessa, vedendo la vecchietta gli chiedo di suo figlio “Sjore o hai finit, ca’ mi clami so fi par plasè” (Signora, ho finto, può chiamare suo figlio per cortesia).
La signora si ferma a metà del cortile, mi guarda strabuzzando gli occhi e dopo qualche secondo di pausa frutto di un ragionamento mi dice: “eehh, il bagno è là!”. Sbracciandosi e indicando una direzione, nel tentativo di rafforzare con il linguaggio dei segni quanto stava dicendo.
Siccome c’erano una ventina di metri tra me e lei, penso che a causa dell’età sia un filo sorda e quindi replico a voce più alta: “NO, O STAVI DISJNT, SE PAR PLASE AL PUEDI CLAMÀ SO FI” (NO, STAVO DICENDO SE PER PIACERE PUÒ CHIAMARE SUO FIGLIO).
Lei è ancora li ferma in mezzo al cortile, ondeggia leggermente e chiaramente sta cercando di capire oltre a quello che gli ho detto, di che diavolo di nazionalità fossi. Io la guardo è penso che sia rimbambita per via dell’età. In quello si palesa dietro di lei in figlio, alche faccio “Ah, ecco giusto lei, allora ho finito di caricare, mi servirebbe la bolla”.
La vecchina è ancora ferma li, e mi guarda tra lo sbigottito e l’offeso. Fino ad un attimo prima questo qui mi parla nella lingua dei Klingon, per poi parlare in italiano perfetto, ma com’è sta storia?
Quattro ore dopo sto guidando in autostrada e ripenso alla giornata, quando mi soffermo con la mente a quel cortile e alla vecchina. Solo allora mi rendo conto di aver parlato in friulano ad una signora anziana che probabilmente ha vissuto tutta la sua vita in Toscana. Sono scoppiato a ridere per parecchi chilometri…
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