Oramai è noto che Binance in Italia non è gradito al legislatore. Nonostante poi sia stampato sulle magliette della Lazio come main sponsor. La questione è complessa, infatti Italia, Germania e Olanda (curiosa questa terna, per non dire inquietante) hanno emesso una sorta di “strike” verso l’exchange coreano-maltese puntando il dito contro i prodotti derivati.
A dire del legislatore vengono violate molte regole di indirizzo europeo tra le quali in primis l’utilizzo della leva sui prodotti derivati come Futures e Short. La parte piuttosto stucchevole è che l’europa ancora una volta procede in modo del tutto disarticolato. Tre stati fanno una cosa, gli altri se ne fregano.
Per altro anche Canada e UK avevano dato lo stesso strike, ma poi dopo qualche mese è stato trovato un accordo e l’indicazione è decaduta. Non è stato il caso dell’Italia, che anzi proprio il giorno prima di Natale ha visto chiudere definitivamente i derivati. Rimane attivo il mercato cosiddetto “spot” cioè di tipo tradizionale, ovvero in gergo tecnico “long”.
Quello che qui chiamo “strike” in realtà si trattava di indicazioni. L’Exchange poi ha deciso per conto suo di disattivare i prodotti per non entrare i conflitto con gli enti regolatori. I quali per altro avevano violato non poche regole dicendo che il sito di Binance non era autorizzato, e quindi non poteva operare nel suolo italiano. Una specie di assurdità che però sta diventando prassi, cioè un sito non è world wide web, ma più regional o peggio country wide web.
Le cose scendono nel grottesco se prendiamo i concorrenti di Binance. Infatti per i legislatori europei di fatto non esistono. Se Binance con la leva violava le regole europee, ci sono Exchange con moltiplicatori totalmente assurdi e improbabili. Questa vicenda ricorda un po’ quella degli anni 90 con Napster, il primo sito che permetteva di veicolare MP3, con la differenza che qui non c’è una illegalità di fatto.
In pratica chiusero Napster credendo di aver chiuso la falla, ed invece la situazione peggiorò in modo esponenziale. Qui addirittura la cosa è persino precedente al fatto, ovvero Binance è quello con il numero maggiore di volumi, di conseguenza il più conosciuto. In realtà di alternative ce ne sono anche troppe.
Se prendiamo CoinGecko sul mercato SPOT, Binance ha 13 miliardi di volume, contro i 2,6 di Crypto.come e Coinbase.
Il numero di coin poi non è nemmeno elevato, ma lo è quello delle coppie (pairs) che vede Binance dosare bene tra varie stablecoin, bitcoin, bnb ed etherum.
Anche nei derivati Binance copre la prima posizione, però il numero di contratti futures in questo caso sono molto più contenuti di quello che ci sia aspetta.
Nonostante questo si parla di un volume di 39 miliardi, più del doppio dello spot. Crypto.com e Coinbase spariscono, anche perché sono quelli più attenti nel rapporto con gli stati, quindi hanno deciso di stare fuori dalla partita. Emerge FTX che ha però un ban dagli Stati Uniti, come per altro lo ha Binance, che gli permette di genereare quasi 7 miliardi di volume al giorno, ovvero 5 volte il valore dello spot.
Come si può vedere quindi anche dovessero chiudere nella totalità operativa Binance in Italia, la questione diventa sostanzialmente irrilevante. In futuro articolo andrò a fare alcune considerazione di carattere tecnico e di offerta dei servizi, per cui si vedrà come le alternative non solo dei ripieghi, anzi tutt’altro.
Articolo pubblicato sulla Blockchain Hive.
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