Notevoli le immagini del nuovo robot “Perseverance” della Nasa che atterra sulla terra marziana. Ma quella forma del veicolo meccanizzato appare per la prima non in suolo americano, ma bensì in quello Russo. Che ne inviò uno sulla Luna.
E’ una storia poco nota, ma i russi arrivarono sulla luna con un robot chiamato Lunokhod-2 nel 1973. La cosa interessante è che il robot, lo ripeto, del 1973, è molto simile a livello concettuale a quelli che sono stati inviati decenni dopo su Marte dalla NASA.
L’invio del robot serviva per una moltitudine di risposte, chiaramente di tipo scientifico, e queste risposte dovevano servire poi per uno sbarco dell’uomo prodromico ad una stazione spaziale residente. Cose che sappiamo poi non avverranno mai.
Andiamo con ordine, dopo 8 giorni di viaggio lanciato dalla navicella Luna21 in orbita terrestre, il robot avvolto in una rampa di sbarco atterra l’undici gennaio 1973 dentro il cratere conosciuto come “Le Monier”. Qualche centinaio di km dall’ultimo punto dove gli ultimi astronauti americani un mese prima avevano svolto quella che sarà l’ultima missione umana sul nostro satellite.
Il robot riuscirà a mandare moltissimi dati tra cui moltissime foto, ma il suo viaggio sarà solo di 37 km per 4 mesi terrestri. Decisamente pochi visto che inizialmente erano stati previsti tempi decisamente più lunghi. Purtroppo durante la progettazione, per altro svolta con tempistiche molto strette similmente a quanto successe nella controparte americana, si evidenziarono delle problematiche che constrinsero a delle rinunce sul piano tecnologico.
La consapevolezza di avere meno tempo costrinse i piloti da terra a far fare le gimcane al povero Lunokhod-2, più di qualche volta rischiò di finire dentro qualche crepaccio. Ma la sua fine fu determinata dalle temperature elevate derivate dall’esposizione solare, che sulla luna non sono filtrate da alcuna atmosfera. Dopo aver rischiato di cuocere più volte la strumentazione computerizzata, i componenti interni cedettero definitivamente il 10 maggio 1973.
Questi malfunzionamenti saranno risolti dal Lunokhod-3 che però non verrà mai lanciato.
Oggi quindi rimane la base di sbarco e il Lunokhod-2, oltre le sue tracce ben visibili dalle foto scattate dal Lunar Reconnaissance Orbiter. Quello che appare invece interessante è come il rover Russo sia davvero molto simile a quelli Americani per le missioni marziane, eppure moltissimi (me compreso) non sono/erano a conoscenza di questa importante missione.
Tuttavia la Nasa dedicò il nome Lunokhod2 ad un cratere marziano, nel 2014, come segno di ricordo e rispetto per quella missione. Cratere che la sonda Opportunity fotografò ed esplorò come si vede da questa pagina.
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