Mi pare un anno fa @pab.ink mi ha regalato mille lire su hive-engine. Forse quando nei giornali si parlava di una possibile moneta digitale, lui fece per gioco le LIT, cioè delle lire su Hive. Essendo @pab.ink un ottimo disegnatore si potrebbe dire che siano un NFT quando questo acronimo in realtà non esisteva o non era conosciuto.
Tiro in ballo questo fatto perché viene più che perfetto per spiegare il post di oggi. Quelle mille LIT, in base a non so quali calcoli, vengono valorizzate da hive-engine in oltre 50.000 dollari alla giornata odierna, ma ad esempio erano 70.000 qualche settimana fa, oppure due o tre dollari qualche mese prima. Chiaramente è una stima che non corrisponde alla realtà, infatti le LIT non hanno nessuna contrattazione. E non essendoci un confronto di/sul mercato, per tante ragioni tra cui la più banale c’è l’offerta ma non la domanda, abbiamo solo una stima “arbitraria” di una delle due parti. Ergo il valore può essere da zero a infinito.
Prendiamo questa informazione è agganciamola ad un altro concetto.
In questo periodo sul tubo ci sono parecchi video che parlano di cripto monete e fiscalità. La situazione è come sempre caotica, anche perché quello che valeva l’anno prima non vale quello dopo. A grandi linee dai video ho capito che le cripto valute sono assimilate a valuta estera, anche se per assurdo uno stato non esiste. Quindi vale la regola di detenzione di 51000 euro e spicci per 7 giorni consecutivi, su cui oltre vanno pagate le tasse. In ogni caso le monete vanno dichiarate sulla dichiarazione dei redditi. Chi fa trading inoltre deve dichiarare le plusvalenze, cioè i ricavi, e su quello pagare il 26%.
Più facile a dire che a fare, perché tutto quanto sopra va in qualche modo comprovato. Come hive-engine esplicita un valore, io dovrò dire che sia zero visto che quella è la realtà. Essendo tutto pubblico e trasparente, se ci arriva sopra un funzionario dell’Agenzia delle Entrate e ti dice “tu hai 50K di monete non dichiarate” come fai ad avvalorare il valore? Quello può essere tale solo quando appunto diviene tangibile. Magari fossero 50K convertibili tout court.
E se nel caso delle LIT di Pab è fin troppo eclatante lo stesso concetto può valere per gli Hive e altre valori digitali, compresi quelli sugli Exchange. Hai realizzato una plus valenza solo quando diventa tale, cioè se compro e vendo bitcoin scambiandoli con usd tether, sempre crypto monete sono. Per assurdità paraboliche, domani viene fuori lo scandalo alla bit-connect e sparisce tutto. Oltre il danno la beffa, visto che le tasse non te le fanno certo pagare in usd tether… La plusvalenza a mio avviso dovrebbe essere quando effettivamente diventano euro. Ed allora è corretto anche da un punto di vista morale pagare quel 26% di tasse. Oltretutto sarebbe anche più semplice fare il calcolo del dovuto.
Ma noi siamo nel campo della presunzione fiscale. E se poi va tutto giù come è successo gli scorsi anni? Il wallet dichiarato oggi di Hive potrebbe divenire un decimo l’anno prossimo, e senza aver convertito nulla, anzi paradossalmente avendo aumentato il numero di monete digitali. Quindi il Fisco vede che l’anno prima avevi 100 e poi l’anno dopo 10. Che si fa? Visto che loro assumeranno che tu li hai spesi “a nero” e dovrai giustificarti, perché in questo paese di furbi l’onere della prova spetta al contribuente.
Sono pienamente d’accordo sul pagare le tasse, ma chi avvalora il valore sul quale fare i dovuti calcoli?
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